PAOLA PRESCIUTTINI

Giovan Battista Magnaghi

     Nato a Lomello in provincia di Pavia, nel marzo 1839, Giovan Battista Magnaghi si era stabilito a Genova fin da giovane e lì aveva conservato la propria residenza, pur con il successivo mutare delle sue destinazioni. 

     Manifestata da ragazzo l’inclinazione per la vita di mare, i genitori lo assecondarono cosicché, nel 1851, presentato dal Conte di Cavour, amico di famiglia, entrò nella Scuola di Marina di Genova da dove, nel 1855, usciva con il grado di guardiamarina. Nel 1859 fu promosso sottotenente di vascello e, nel 1860, tenente di vascello, grado con il quale partecipò all’assedio di Gaeta, agli ordini del comandante di Saint Bon, dove si meritò la Croce dell’Ordine Militare di Savoia, durante l’assedio diretto dal Persano. Nel 1865 era sulla fregata Principe Umberto che, l’anno successivo partecipò alla battaglia di Lissa, mentre egli ne venne sbarcato con suo gran rammarico.

    Nel frattempo il Governo aveva concepito il progetto di un servizio idrografico, analogo ai consimili enti esistenti presso altre nazioni europee. Pertanto Magnaghi fu inviato in visita presso alcune di tali istituzioni, per studiarne l’organizzazione e la strumentazione. L’esito di tale ricognizione fu pubblicata dal Magnaghi sul primo numero della Rivista Marittima nel 1868.

     Quando fu fondato l’Ufficio Scientifico Dipartimentale nel Forte San Giorgio in Genova, egli ne resse le sorti, e continuò a svolgere le stesse funzioni direttive presso l’allora Ufficio Idrografico (ridenominato Istituto nel 1899), fondato nel 1872, con il grado di capitano di fregata di II classe.

magnaghi_quadro5

Tito Pellicciotti (Barisciano 1872 –  l’Aquila 1943) Ritratto a olio, di grande formato, dell’ammiraglio Giovan Battista Magnaghi, fondatore dell’Istituto stesso, firmato ma non datato, probabilmente risalente al 1904. In quell’anno, infatti, per commemorare la figura del Magnaghi, deceduto due anni prima, Giuseppe Pennasilico aveva eseguito un ritratto in affresco, di cui il quadro in questione sembra essere una copia.

     Da allora in poi si dedicò allo sviluppo dell’ente e delle discipline ad esso pertinenti, e allo studio degli strumenti nautici, pubblicando nel 1875 un trattato fondamentale sugli strumenti a riflessione; apportò modifiche e migliorie sostanziali al circolo Amici, pubblicò le tavole degli azimut del sole, sviluppò l’osservatorio astronomico appena costruito nel Forte.

     Nel frattempo nominato membro della Commissione Geodetica per la misura del grado in Europa, collaborò con i professori Schiaparelli e Fergola per la determinazione astronomica della differenza di longitudine fra Milano e Genova e fra Napoli e Genova e, nel 1876, per quella fra Pachino e Napoli.        Nello stesso anno determinò la latitudine astronomica di Pachino nonché l’azimut del Monte di Mezzogregorio dall’orizzonte di Pachino, per poi determinare astronomicamente la posizione di Lampedusa e Linosa. In seguito collaborò a numerose determinazioni astronomiche per contribuire allo studio della forma della terra nonché alla misura della lunghezza del suo meridiano.

     Nel 1877 pubblicò le Tavole e formule nautiche, strumento indispensabile per l’uomo di mare, e nel 1878 ebbe il comando della nave Washington con l’incarico di prender parte ai lavori di triangolazione della Sardegna, della quale non si possedeva che la carta del La Marmora, i cui elementi matematici erano andati perduti in un incendio.

     L’esercizio dell’idrografia sul campo gli suggerì rilevanti modifiche agli strumenti idrografici, dallo studio di un nuovo scandaglio per piccole profondità alle radicali migliorie dello scandaglio Thomson per grandi profondità. Dal 1878 diresse ininterrottamente i lavori di ben undici campagne idrografiche che, tradotti in più di 100 fra carte e piani di porti e 130 vedute di costa, costituirono la rappresentazione di circa tre quarti del litorale nazionale. Diede vita ai corsi di specializzazione degli ufficiali idrografi e creò una scuola di disegnatori e incisori, che formò veri e propri artisti.

     Verso il 1880 entrò nell’uso il suo primo modello di bussola con rosa semigalleggiante, così perfezionando uno strumento praticamente inalterato da sei secoli. Successivamente intraprese lo studio degli strumenti oceanografici, realizzando, tra l’altro, la bottiglia a presa d’acqua, il cui ingegnoso meccanismo consente il prelievo di campioni per lo studio delle caratteristiche chimiche dell’acqua, e l’armatura per termometri a rovesciamento, che consentono di misurare la temperatura dell’acqua a qualunque profondità.

     Ma la sua creazione più originale e più ingegnosa fu il correntometro, fondamentale per gli studi idrografici come per quelli talassografici, tanto apprezzato dagli specialisti che gli Inglesi ne vollero i disegni per riprodurlo integralmente. Sul campo, fu rilevante la sua partecipazione alle campagne oceanografiche nel Tirreno, nello Stretto di Gibilterra, nei Dardanelli e nel Bosforo, tra il 1882 e il 1884, che permisero di accertare l’esistenza di due correnti continue in senso inverso, una superficiale e una profonda, tra le quali si interpone uno strato neutro.

     Alla fine del 1888, promosso al grado di contrammiraglio, fu destinato al Consiglio Superiore di Marina, pur continuando a perseguire i suoi studi e interessi idrografici, cosicché, nel 1890, fu nominato direttore generale del Servizio Idrografico, alla quale carica unì di lì a poco quella di Capo di Stato Maggiore, presso il Ministero.

     Nel 1893 assunse il comando della Divisione Navale d’America, alzando la propria insegna  sull’incrociatore Etna. Apprezzato per le sue doti umane e culturali, dal nord del continente americano passò al Brasile, dove la Marina era insorta contro le forze governative. Le Marine estere lì rappresentate dovettero, pertanto, costituire un apposito consiglio, di cui Magnaghi ebbe la presidenza, formato dai comandanti delle Unità, al fine di concertare azioni volte a proteggere i connazionali e gli interessi commerciali: compito non facile per effetto delle divergenze politiche tra le Forze navali presenti, e di interessi a volte contrastanti.

     Al suo rientro in Patria, nel 1894, fu nominato comandante militare di La Maddalena, e in quel periodo mise a punto un telegoniometro a base verticale, con riduttore, per il tiro delle batterie. Già insignito nel 1881 delle palmes dell’Accademia di Francia, fu in seguito nominato officier de l’instruction publique per i suoi meriti scientifici, e nel 1883 divenne membro dell’Accademia dei Lincei. In seguito fu chiamato e riconfermato, dopo un triennio, presso il comitato direttivo di meteorologia e geodinamica, e fece parte di varie altre Commissioni scientifiche e tecniche. 

     Nel 1894 fu promosso Vice ammiraglio e nel 1899 fu decorato con medaglia d’oro al merito scientifico, venendo di lì a poco nominato senatore. Morì il 21 giugno 1902.

magnaghi_tomba

Gli sono stata intitolate due navi oceanografiche della Marina Militare. La prima, in servizio dal 1918 al 1938 e andata in disarmo nel 1945, partecipò ad importanti spedizioni scientifiche in Mar Rosso e nel Canale di Sicilia; la seconda, Magnaghi (A 5303) è tuttora in servizio.

La tomba del Vice Ammiraglio nel Cimitero di Staglieno a Genova

magnaghi_affresco5

Affresco di Giuseppe Pennasilico (Napoli, 13 marzo 1861 – Genova, 8 aprile 1940) eseguito nel 1904 – in occasione della commemorazione della morte dell’ammiraglio Magnaghi, avvenuta il 21 giugno 1902 – e collocato su una parete di quella che allora era la biblioteca dell’Istituto.

 

 

 

 

Notizie su   Giuseppe Pennasilico

In epoca imprecisata quel locale è stato convertito in magazzino-strumenti; la collocazione non solo è inadeguata al personaggio rappresentato e all’importanza dell’affresco – certamente ignoto al mondo dell’arte – ma anche precaria per la preservazione stessa dell’opera, esposta al rischio di danneggiamenti.

Un secondo ritratto del Magnaghi, opera dello stesso Pennasilico – un ovale firmato di cm 70×50 circa – si trova sorprendentemente presso il Galata Museo del Mare, nella vetrina dove, all’inizio degli anni Duemila, sono confluiti i tanti strumenti scientifici di proprietà dell’Istituto Idrografico della Marina.

Peccato che l’Istituto Idrografico non abbia voluto  optare per una più coerente collocazione all’interno dell’Istituto stesso, per esempio nella splendida galleria cinquecentesca dell’antico bastione San Giorgio, anch’essa impropriamente … sottoimpiegata.

 

Bibliografia

  • Bullettin de l’Institut Océanographique n 1440, 1441, 1442 – pubblicati nel 1998-99, https://www.oceano.org/it/
  • Presciuttini P., L’Istituto Idrografico della Marina in Forte San Giorgio, Genova, Istituto    Idrografico della Marina 1995, 386 p. 213, ill.
  • Presciuttini P., L’Istituto Idrografico della Marina: 125 anni al servizio del Paese, Genova, IIM,1998. E’ il catalogo della mostra allestita presso il Padiglione del Mare e della Navigazione nel 1998, in occasione delle celebrazioni per il 125° anniversario della fondazione.
  • Presciuttini P., 125 anni al servizio del Paese, Genova, Istituto Idrografico della Marina, 2000, 208 p.,ill.

Giovan Battista Magnaghi

     Nato a Lomello in provincia di Pavia, nel marzo 1839, Giovan Battista Magnaghi si era stabilito a Genova fin da giovane e lì aveva conservato la propria residenza, pur con il successivo mutare delle sue destinazioni. 

     Manifestata da ragazzo l’inclinazione per la vita di mare, i genitori lo assecondarono cosicché, nel 1851, presentato dal Conte di Cavour, amico di famiglia, entrò nella Scuola di Marina di Genova da dove, nel 1855, usciva con il grado di guardiamarina. Nel 1859 fu promosso sottotenente di vascello e, nel 1860, tenente di vascello, grado con il quale partecipò all’assedio di Gaeta, agli ordini del comandante di Saint Bon, dove si meritò la Croce dell’Ordine Militare di Savoia, durante l’assedio diretto dal Persano. Nel 1865 era sulla fregata Principe Umberto che, l’anno successivo partecipò alla battaglia di Lissa, mentre egli ne venne sbarcato con suo gran rammarico.

    Nel frattempo il Governo aveva concepito il progetto di un servizio idrografico, analogo ai consimili enti esistenti presso altre nazioni europee. Pertanto Magnaghi fu inviato in visita presso alcune di tali istituzioni, per studiarne l’organizzazione e la strumentazione. L’esito di tale ricognizione fu pubblicata dal Magnaghi sul primo numero della Rivista Marittima nel 1868.

     Quando fu fondato l’Ufficio Scientifico Dipartimentale nel Forte San Giorgio in Genova, egli ne resse le sorti, e continuò a svolgere le stesse funzioni direttive presso l’allora Ufficio Idrografico (ridenominato Istituto nel 1899), fondato nel 1872, con il grado di capitano di fregata di II classe.

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Tito Pellicciotti (Barisciano 1872 –  l’Aquila 1943) Ritratto a olio, di grande formato, dell’ammiraglio Giovan Battista Magnaghi, fondatore dell’Istituto stesso, firmato ma non datato, probabilmente risalente al 1904. In quell’anno, infatti, per commemorare la figura del Magnaghi, deceduto due anni prima, Giuseppe Pennasilico aveva eseguito un ritratto in affresco, di cui il quadro in questione sembra essere una copia.

     Da allora in poi si dedicò allo sviluppo dell’ente e delle discipline ad esso pertinenti, e allo studio degli strumenti nautici, pubblicando nel 1875 un trattato fondamentale sugli strumenti a riflessione; apportò modifiche e migliorie sostanziali al circolo Amici, pubblicò le tavole degli azimut del sole, sviluppò l’osservatorio astronomico appena costruito nel Forte.

     Nel frattempo nominato membro della Commissione Geodetica per la misura del grado in Europa, collaborò con i professori Schiaparelli e Fergola per la determinazione astronomica della differenza di longitudine fra Milano e Genova e fra Napoli e Genova e, nel 1876, per quella fra Pachino e Napoli.        Nello stesso anno determinò la latitudine astronomica di Pachino nonché l’azimut del Monte di Mezzogregorio dall’orizzonte di Pachino, per poi determinare astronomicamente la posizione di Lampedusa e Linosa. In seguito collaborò a numerose determinazioni astronomiche per contribuire allo studio della forma della terra nonché alla misura della lunghezza del suo meridiano.

     Nel 1877 pubblicò le Tavole e formule nautiche, strumento indispensabile per l’uomo di mare, e nel 1878 ebbe il comando della nave Washington con l’incarico di prender parte ai lavori di triangolazione della Sardegna, della quale non si possedeva che la carta del La Marmora, i cui elementi matematici erano andati perduti in un incendio.

     L’esercizio dell’idrografia sul campo gli suggerì rilevanti modifiche agli strumenti idrografici, dallo studio di un nuovo scandaglio per piccole profondità alle radicali migliorie dello scandaglio Thomson per grandi profondità. Dal 1878 diresse ininterrottamente i lavori di ben undici campagne idrografiche che, tradotti in più di 100 fra carte e piani di porti e 130 vedute di costa, costituirono la rappresentazione di circa tre quarti del litorale nazionale. Diede vita ai corsi di specializzazione degli ufficiali idrografi e creò una scuola di disegnatori e incisori, che formò veri e propri artisti.

     Verso il 1880 entrò nell’uso il suo primo modello di bussola con rosa semigalleggiante, così perfezionando uno strumento praticamente inalterato da sei secoli. Successivamente intraprese lo studio degli strumenti oceanografici, realizzando, tra l’altro, la bottiglia a presa d’acqua, il cui ingegnoso meccanismo consente il prelievo di campioni per lo studio delle caratteristiche chimiche dell’acqua, e l’armatura per termometri a rovesciamento, che consentono di misurare la temperatura dell’acqua a qualunque profondità.

     Ma la sua creazione più originale e più ingegnosa fu il correntometro, fondamentale per gli studi idrografici come per quelli talassografici, tanto apprezzato dagli specialisti che gli Inglesi ne vollero i disegni per riprodurlo integralmente. Sul campo, fu rilevante la sua partecipazione alle campagne oceanografiche nel Tirreno, nello Stretto di Gibilterra, nei Dardanelli e nel Bosforo, tra il 1882 e il 1884, che permisero di accertare l’esistenza di due correnti continue in senso inverso, una superficiale e una profonda, tra le quali si interpone uno strato neutro.

     Alla fine del 1888, promosso al grado di contrammiraglio, fu destinato al Consiglio Superiore di Marina, pur continuando a perseguire i suoi studi e interessi idrografici, cosicché, nel 1890, fu nominato direttore generale del Servizio Idrografico, alla quale carica unì di lì a poco quella di Capo di Stato Maggiore, presso il Ministero.

     Nel 1893 assunse il comando della Divisione Navale d’America, alzando la propria insegna  sull’incrociatore Etna. Apprezzato per le sue doti umane e culturali, dal nord del continente americano passò al Brasile, dove la Marina era insorta contro le forze governative. Le Marine estere lì rappresentate dovettero, pertanto, costituire un apposito consiglio, di cui Magnaghi ebbe la presidenza, formato dai comandanti delle Unità, al fine di concertare azioni volte a proteggere i connazionali e gli interessi commerciali: compito non facile per effetto delle divergenze politiche tra le Forze navali presenti, e di interessi a volte contrastanti.

     Al suo rientro in Patria, nel 1894, fu nominato comandante militare di La Maddalena, e in quel periodo mise a punto un telegoniometro a base verticale, con riduttore, per il tiro delle batterie. Già insignito nel 1881 delle palmes dell’Accademia di Francia, fu in seguito nominato officier de l’instruction publique per i suoi meriti scientifici, e nel 1883 divenne membro dell’Accademia dei Lincei. In seguito fu chiamato e riconfermato, dopo un triennio, presso il comitato direttivo di meteorologia e geodinamica, e fece parte di varie altre Commissioni scientifiche e tecniche. 

     Nel 1894 fu promosso Vice ammiraglio e nel 1899 fu decorato con medaglia d’oro al merito scientifico, venendo di lì a poco nominato senatore. Morì il 21 giugno 1902.

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Gli sono stata intitolate due navi oceanografiche della Marina Militare. La prima, in servizio dal 1918 al 1938 e andata in disarmo nel 1945, partecipò ad importanti spedizioni scientifiche in Mar Rosso e nel Canale di Sicilia; la seconda, Magnaghi (A 5303) è tuttora in servizio.

La tomba del Vice Ammiraglio nel Cimitero di Staglieno a Genova

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Affresco di Giuseppe Pennasilico (Napoli, 13 marzo 1861 – Genova, 8 aprile 1940) eseguito nel 1904 – in occasione della commemorazione della morte dell’ammiraglio Magnaghi, avvenuta il 21 giugno 1902 – e collocato su una parete di quella che allora era la biblioteca dell’Istituto.

 

 

 

 

Notizie su   Giuseppe Pennasilico

In epoca imprecisata quel locale è stato convertito in magazzino-strumenti; la collocazione non solo è inadeguata al personaggio rappresentato e all’importanza dell’affresco – certamente ignoto al mondo dell’arte – ma anche precaria per la preservazione stessa dell’opera, esposta al rischio di danneggiamenti.

Un secondo ritratto del Magnaghi, opera dello stesso Pennasilico – un ovale firmato di cm 70×50 circa – si trova sorprendentemente presso il Galata Museo del Mare, nella vetrina dove, all’inizio degli anni Duemila, sono confluiti i tanti strumenti scientifici di proprietà dell’Istituto Idrografico della Marina.

Peccato che l’Istituto Idrografico non abbia voluto  optare per una più coerente collocazione all’interno dell’Istituto stesso, per esempio nella splendida galleria cinquecentesca dell’antico bastione San Giorgio, anch’essa impropriamente … sottoimpiegata.

 

Bibliografia

  • Bullettin de l’Institut Océanographique n 1440, 1441, 1442 – pubblicati nel 1998-99, https://www.oceano.org/it/
  • Presciuttini P., L’Istituto Idrografico della Marina in Forte San Giorgio, Genova, Istituto    Idrografico della Marina 1995, 386 p. 213, ill.
  • Presciuttini P., L’Istituto Idrografico della Marina: 125 anni al servizio del Paese, Genova, IIM,1998. E’ il catalogo della mostra allestita presso il Padiglione del Mare e della Navigazione nel 1998, in occasione delle celebrazioni per il 125° anniversario della fondazione.
  • Presciuttini P., 125 anni al servizio del Paese, Genova, Istituto Idrografico della Marina, 2000, 208 p.,ill.