PAOLA PRESCIUTTINI

Gian (Gio) Domenico Cassini

Gian (Gio) Domenico Cassini
(Perinaldo 1625-Parigi 1712)

     Perinaldo deriva probabilmente il suo nome da Rinaldo o Rainaldo, conte di Ventimiglia, che vi fece edificare un castello agli inizi del sec. XI.

     Alla metà del sec. XIII il castello e le terre circostanti furono acquistati dal marchese Doria, tre secoli dopo sottomessi dai Grimaldi di Monaco. Il loro dominio, tuttavia, cessò con la conquista del borgo da parte del Ducato di Savoia, che lo inglobò nel Contado di Nizza, conquistato per assicurare alla Casa Sabauda lo sbocco al mare.

     A Perinaldo nacque Giovanni Domenico Cassini, nell’agosto 1625, come precisa egli stesso nella sua autobiografia, raccolta dal Padre Angelico Aprosio nell’opera Della Biblioteca Aprosiana, conservata a Genova, presso la Biblioteca Durazzo-Giustiniani. Secondo la tradizione, la casa natia fu il castello che domina a mezza costa, oggi castello Maraldi.

     La lapide sulla porta d’ingresso del Castello Maraldi ricorda i tre astronomi che danno lustro a Perinaldo: il Cassini, suo nipote Giacomo Filippo Maraldi e il nipote di questi, Gian Domenico Maraldi.

         

 

 

         L’atrio dell’Università di Genova,
             una volta collegio dei Gesuiti

 

La famiglia, certamente importante, proveniva da Siena, come dichiara un suo discendente, sebbene ogni riferimento in tal proposito manchi nell’autobiografia manoscritta e arricchita di documenti e corrispondenza dello stesso Cassini, conservata a Bologna, presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio. 

     Frequentò il prestigioso Collegio dei Gesuiti a Genova probabilmente tra il 1638 e il 1646, dove concepì i primi interessi per l’astrologia e l’astronomia, attraverso le teorie di Copernico, di Keplero, di Galileo.

     Tra il 1646 e il 1649 affinò gli studi di astronomia sotto la guida del patrizio genovese Giambattista Baliani, studioso di fisica e matematica e corrispondente di numerosi astronomi italiani e stranieri. Questi probabilmente mise Cassini in contatto con Cornelio Malvasia, senatore della città di Bologna e cultore di astronomia, che esercitò un ruolo determinante nella vita di Cassini, aprendogli le porte dell’Ateneo della Città, dove gli fu affidato l’insegnamento della Teorica dei Pianeti.

     Alla fine del 1652 apparve una cometa, di cui Cassini studiò il percorso, pubblicando l’anno successivo l’esito delle osservazioni, con l’esposizione delle sue teorie sull’origine delle comete. Elaborò successivamente il progetto per la creazione di una meridiana da realizzare nella Basilica di San Petronio, che incontrò la piena approvazione del matematico gesuita Giovanni Battista Riccioli (il cui testo fondamentale De hidrographia et geographia reformata è presente presso la Biblioteca dell’Istituto Idrografico della Marina).

 

Bologna, Basilica di San Petronio: la meridiana a camera oscura del Cassini, nel tratto rivolto verso la proiezione del foro sul pavimento, che corrisponde al solstizio d’estate. La riga di ottone segna esattamente il cammino del sole a mezzogiorno ed è compresa tra le due serie di marmi che portano via via incisi i segni dello Zodiaco.
Dalla biografia dello Scienziato, di Anna Cassini, 1994.

    Nel 1657 si accinse all’elaborazione di nuove effemeridi, strumento fondamentale per la condotta della navigazione, mentre il suo incarico presso l’Università di Bologna veniva rinnovato sino al 1659.

     In quello stesso anno fu incaricato dal governo bolognese e dal Vaticano stesso di studiare la secolare vertenza circa il corso del Po e del Reno, tra le città di Bologna, Ferrara e Ravenna, periodicamente danneggiate dalle piene dei fiumi e dalla costruzione di canali che ne avevano alterato il corso.

     Si accrebbe pertanto la sua fama presso la Curia e presso la nobiltà romana, in particolare la potente famiglia Chigi alla quale apparteneva anche il Papa Alessandro VII. Dal fratello di questi, principe Mario, ebbe l’incarico – nel 1663 – di dirigere il potenziamento del Forte Urbano, al confine tra lo Stato Pontificio e il Ducato di Modena, a seguito di una temuta incursione di truppe francesi.

     Successivamente gli fu affidata la regolamentazione del corso del Chiana, al confine tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, in collaborazione con Vincenzo Viviani ma, nel 1664, tornò allo studio dei corpi celesti per effetto della comparsa di due comete nel corso dell’anno.

     Condusse poi uno studio fondamentale su Giove e i suoi satelliti – proseguendo un filone di ricerca iniziato da Galileo e dai suoi discepoli – che trovò subito applicazione pratica per la determinazione della longitudine. Ai satelliti, che Galileo aveva chiamato “astri medicei” in omaggio a Cosimo de’ Medici, Granduca di Toscana, furono assegnati nomi derivati dalla mitologia, ossia Pallade, Giunone, Temide, Cerere.

 

 

Una biografia avvincente ed esauriente nel ricostruire – con ampia e varia documentazione storica – la vita scientifica, pubblica e privata di questo geniale poliedrico scienziato si intitola Gio Domenico Cassini: uno scienziato del Seicento, di Anna Cassini (Comune di Perinaldo, 1994) che, nonostante l’omonimia, non è imparentata con l’Astronomo, la cui discendenza si estinse in Francia nell’Ottocento.

In copertina ritratto di Gio. Domenico Cassini, di Anonimo, sec. XVII, Ventimiglia, Civica Biblioteca Aprosiana

     Gli incarichi governativi più disparati si susseguirono senza sosta, sottraendo Cassini ai suoi studi preferiti, mentre si accresceva la sua fama presso la Curia – dove Cassini era ospite privilegiato del Pontefice – e nei cenacoli letterari e scientifici romani, dove studiosi, intellettuali e cultori di astronomia si contendevano la conversazione del dottissimo professore dell’Archiginnasio di Bologna, ormai famoso per tutta la Penisola quale prestigioso punto di riferimento.

     Vasta eco ebbero i suoi studi sulle ”macchie” e sui tempi di rotazione di Marte, che richiamarono l’attenzione degli astronomi francesi e inglesi, mentre si cimentava anche nella ricerca medica, sempre attento ai progressi della sperimentazione scientifica.

     Da quel momento si accentrò su di lui l’interesse del governo francese che, per iniziativa di Colbert, stava richiamando a Corte i migliori scienziati europei: nel 1668 ricevette l’invito a far parte dell’Académie des Sciences, il che costituiva non solo un grande onore ma garantiva anche il pieno appoggio politico e finanziario alla ricerca.

     Finalmente, dopo ulteriori studi e pubblicazioni, tra cui le nuoveEffemeridi, nel febbraio 1669 Cassini ottenne dal Vaticano e da Bologna il consenso al trasferimento a Parigi per un periodo limitato che, tuttavia, sembrò fin da subito, nell’animo dello stesso Cassini, destinato a diventare definitivo.

Gli fu assegnato un prestigioso alloggio nella Galleria del Louvre, maestoso palazzo reale ancora in fase di ultimazione, e immediatamente mise mano alla riorganizzazione dell’Osservatorio astronomico, inadeguatamente progettato, che nel 1671 divenne il più grande e attrezzato in Europa.

 

 

Osservatorio di Parigi in un’incisione del XIX secolo, in Da Brera a Marte, ossia la storia dell’Osservatorio Astronomico di Brera a Milano, a cura del Nuovo Banco Ambrosiano (Ist. Geogr. De Agostini, 1983)

     Dopo varie peripezie personali e diplomatiche ottenne da Roma il consenso al trasferimento permanente, avendo intanto intrapreso lo studio delle macchie solari ed elaborato progetti di ricerca affinché “l’astronomia potesse servire al perfezionamento della geografia e della navigazione “.

     Nell’ottobre del 1671 scoprì un satellite di Saturno, che chiamò con il nome del mitico Giapeto, Titano figlio del Cielo e della Terra, e un anno dopo ne individuò un secondo, che chiamò Rea, mitica sposa di Saturno e madre di Zeus, Poseidone e Plutone.

     Nel frattempo studiava i fenomeni atmosferici e perfezionava le tavole astronomiche, per migliorare la precisione delle carte nautiche e risolvere il problema del calcolo della longitudine. A questo fine furono condotte svariate spedizioni per determinare la longitudine di luoghi diversi della terra e le distanze della terra da altri corpi celesti, di cui Cassini coordinava le verifiche presso l’Osservatorio di Parigi.

     Fu anche costruttore o pregettista di strumenti ingegnosi, tra cui un astrolabio concepito per calcolare immediatamente il moto di Giove e dei suoi satelliti; un planisfero celeste d’argento che rappresentava le costellazioni visibili alla latitudine di Parigi; e un globo celeste di cui affidò l’esecuzione a Nicholas Bion, celebre matematico e ingegnere del Re.

    Il desiderio di approfondire le ricerche spronò il perfezionamento della strumentazione ottica e astronomica, che divenne sempre più ingombrante e poco maneggevole, finché Cassini stesso non inventò un’armatura per telescopi con sistema ad orologeria, che egli chiamò ”machine parallatique”.

     Nel 1673 sposò Geneviève de Laistre e, per l’occasione, il Re gli concesse la naturalizzazione in seguito alla quale Cassini divenne cittadino francese a tutti gli effetti. In concomitanza con il matrimonio, i Cassini acquistarono il castello di Thury, nella contea omonima, che poi passò in eredità al figlio minore Jacques, il quale pertanto ebbe il titolo di Conte di Thury.

 

 

 

 

Il castello di Thury oggi, da Anna Cassini, 1994.

     Negli anni successivi fu totalmente assorbito dagli studi astronomici, con la pubblicazione di una carta della Luna, rimasta ineguagliata sino all’avvento della fotografia alla fine del XIX secolo; l’osservazione delle comete e dei pianeti Venere e Saturno; di quest’ultimo definì la struttura dell’anello e quella sua caratteristica che ancora oggi è nota come “divisione di Cassini”, oltre a scoprire altri due satelliti del pianeta, che chiamò Teti e Dione.

     Collaborava intanto alla compilazione del Neptune François, ou Atlas Nouveau des cartes marines, pubblicato nel 1693 e immediatamente contraffatto e ristampato ad Amsterdam dall’editore olandese Pierre Mortier. Anche in Francia, come già in Italia, si occupò di ingegneria idraulica.

     Il suo nome è anche legato alla carta della Francia, nota come “Carta di Cassini”: Colbert, annettendo importanza primaria alle vie di comunicazione per lo sviluppo economico, aveva commissionato all’Académie il rilievo del territorio su basi scientifiche e Cassini, fin dal suo arrivo a Parigi, aveva contribuito alle misurazioni geodetiche.

     Il suo apporto fondamentale fu poi la determinazione delle longitudini dei diversi luoghi secondo il metodo delle eclissi dei satelliti di Giove, da lui stesso ideato. Vicende diverse rallentarono il corso dei lavori, e la carta fu portata avanti dai successori di Cassini: suo figlio Jacques in collaborazione con il cugino Giacomo Filippo Maraldi, anche lui valente astronomo; suo nipote César-François de Thury (Cassini III), che la portò a termine in collaborazione con il cugino Gian Domenico Maraldi, cosicché la carta – in 182 fogli che rappresentavano fedelmente e dettagliatamente tutto il territorio francese – poté essere presentata all’Assemblea Costituente dal pronipote Cassini IV nel 1790.

A Perinaldo un Museo dedicato allo Scienziato,

e un Osservatorio a lui intitolato, aperto al pubblico e alle scolaresche.

 

 

 

L’annullo postale dedicato a Cassini durante la manifestazione “Vele d’epoca” – Imperia 2004

Gian (Gio) Domenico Cassini

Gian (Gio) Domenico Cassini
(Perinaldo 1625-Parigi 1712)

     Perinaldo deriva probabilmente il suo nome da Rinaldo o Rainaldo, conte di Ventimiglia, che vi fece edificare un castello agli inizi del sec. XI.

     Alla metà del sec. XIII il castello e le terre circostanti furono acquistati dal marchese Doria, tre secoli dopo sottomessi dai Grimaldi di Monaco. Il loro dominio, tuttavia, cessò con la conquista del borgo da parte del Ducato di Savoia, che lo inglobò nel Contado di Nizza, conquistato per assicurare alla Casa Sabauda lo sbocco al mare.

     A Perinaldo nacque Giovanni Domenico Cassini, nell’agosto 1625, come precisa egli stesso nella sua autobiografia, raccolta dal Padre Angelico Aprosio nell’opera Della Biblioteca Aprosiana, conservata a Genova, presso la Biblioteca Durazzo-Giustiniani. Secondo la tradizione, la casa natia fu il castello che domina a mezza costa, oggi castello Maraldi.

     La lapide sulla porta d’ingresso del Castello Maraldi ricorda i tre astronomi che danno lustro a Perinaldo: il Cassini, suo nipote Giacomo Filippo Maraldi e il nipote di questi, Gian Domenico Maraldi.

         

 

 

         L’atrio dell’Università di Genova,
             una volta collegio dei Gesuiti

 

La famiglia, certamente importante, proveniva da Siena, come dichiara un suo discendente, sebbene ogni riferimento in tal proposito manchi nell’autobiografia manoscritta e arricchita di documenti e corrispondenza dello stesso Cassini, conservata a Bologna, presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio. 

     Frequentò il prestigioso Collegio dei Gesuiti a Genova probabilmente tra il 1638 e il 1646, dove concepì i primi interessi per l’astrologia e l’astronomia, attraverso le teorie di Copernico, di Keplero, di Galileo.

     Tra il 1646 e il 1649 affinò gli studi di astronomia sotto la guida del patrizio genovese Giambattista Baliani, studioso di fisica e matematica e corrispondente di numerosi astronomi italiani e stranieri. Questi probabilmente mise Cassini in contatto con Cornelio Malvasia, senatore della città di Bologna e cultore di astronomia, che esercitò un ruolo determinante nella vita di Cassini, aprendogli le porte dell’Ateneo della Città, dove gli fu affidato l’insegnamento della Teorica dei Pianeti.

     Alla fine del 1652 apparve una cometa, di cui Cassini studiò il percorso, pubblicando l’anno successivo l’esito delle osservazioni, con l’esposizione delle sue teorie sull’origine delle comete. Elaborò successivamente il progetto per la creazione di una meridiana da realizzare nella Basilica di San Petronio, che incontrò la piena approvazione del matematico gesuita Giovanni Battista Riccioli (il cui testo fondamentale De hidrographia et geographia reformata è presente presso la Biblioteca dell’Istituto Idrografico della Marina).

 

Bologna, Basilica di San Petronio: la meridiana a camera oscura del Cassini, nel tratto rivolto verso la proiezione del foro sul pavimento, che corrisponde al solstizio d’estate. La riga di ottone segna esattamente il cammino del sole a mezzogiorno ed è compresa tra le due serie di marmi che portano via via incisi i segni dello Zodiaco.
Dalla biografia dello Scienziato, di Anna Cassini, 1994.

    Nel 1657 si accinse all’elaborazione di nuove effemeridi, strumento fondamentale per la condotta della navigazione, mentre il suo incarico presso l’Università di Bologna veniva rinnovato sino al 1659.

     In quello stesso anno fu incaricato dal governo bolognese e dal Vaticano stesso di studiare la secolare vertenza circa il corso del Po e del Reno, tra le città di Bologna, Ferrara e Ravenna, periodicamente danneggiate dalle piene dei fiumi e dalla costruzione di canali che ne avevano alterato il corso.

     Si accrebbe pertanto la sua fama presso la Curia e presso la nobiltà romana, in particolare la potente famiglia Chigi alla quale apparteneva anche il Papa Alessandro VII. Dal fratello di questi, principe Mario, ebbe l’incarico – nel 1663 – di dirigere il potenziamento del Forte Urbano, al confine tra lo Stato Pontificio e il Ducato di Modena, a seguito di una temuta incursione di truppe francesi.

     Successivamente gli fu affidata la regolamentazione del corso del Chiana, al confine tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, in collaborazione con Vincenzo Viviani ma, nel 1664, tornò allo studio dei corpi celesti per effetto della comparsa di due comete nel corso dell’anno.

     Condusse poi uno studio fondamentale su Giove e i suoi satelliti – proseguendo un filone di ricerca iniziato da Galileo e dai suoi discepoli – che trovò subito applicazione pratica per la determinazione della longitudine. Ai satelliti, che Galileo aveva chiamato “astri medicei” in omaggio a Cosimo de’ Medici, Granduca di Toscana, furono assegnati nomi derivati dalla mitologia, ossia Pallade, Giunone, Temide, Cerere.

 

 

Una biografia avvincente ed esauriente nel ricostruire – con ampia e varia documentazione storica – la vita scientifica, pubblica e privata di questo geniale poliedrico scienziato si intitola Gio Domenico Cassini: uno scienziato del Seicento, di Anna Cassini (Comune di Perinaldo, 1994) che, nonostante l’omonimia, non è imparentata con l’Astronomo, la cui discendenza si estinse in Francia nell’Ottocento.

In copertina ritratto di Gio. Domenico Cassini, di Anonimo, sec. XVII, Ventimiglia, Civica Biblioteca Aprosiana

     Gli incarichi governativi più disparati si susseguirono senza sosta, sottraendo Cassini ai suoi studi preferiti, mentre si accresceva la sua fama presso la Curia – dove Cassini era ospite privilegiato del Pontefice – e nei cenacoli letterari e scientifici romani, dove studiosi, intellettuali e cultori di astronomia si contendevano la conversazione del dottissimo professore dell’Archiginnasio di Bologna, ormai famoso per tutta la Penisola quale prestigioso punto di riferimento.

     Vasta eco ebbero i suoi studi sulle ”macchie” e sui tempi di rotazione di Marte, che richiamarono l’attenzione degli astronomi francesi e inglesi, mentre si cimentava anche nella ricerca medica, sempre attento ai progressi della sperimentazione scientifica.

     Da quel momento si accentrò su di lui l’interesse del governo francese che, per iniziativa di Colbert, stava richiamando a Corte i migliori scienziati europei: nel 1668 ricevette l’invito a far parte dell’Académie des Sciences, il che costituiva non solo un grande onore ma garantiva anche il pieno appoggio politico e finanziario alla ricerca.

     Finalmente, dopo ulteriori studi e pubblicazioni, tra cui le nuoveEffemeridi, nel febbraio 1669 Cassini ottenne dal Vaticano e da Bologna il consenso al trasferimento a Parigi per un periodo limitato che, tuttavia, sembrò fin da subito, nell’animo dello stesso Cassini, destinato a diventare definitivo.

Gli fu assegnato un prestigioso alloggio nella Galleria del Louvre, maestoso palazzo reale ancora in fase di ultimazione, e immediatamente mise mano alla riorganizzazione dell’Osservatorio astronomico, inadeguatamente progettato, che nel 1671 divenne il più grande e attrezzato in Europa.

 

 

Osservatorio di Parigi in un’incisione del XIX secolo, in Da Brera a Marte, ossia la storia dell’Osservatorio Astronomico di Brera a Milano, a cura del Nuovo Banco Ambrosiano (Ist. Geogr. De Agostini, 1983)

     Dopo varie peripezie personali e diplomatiche ottenne da Roma il consenso al trasferimento permanente, avendo intanto intrapreso lo studio delle macchie solari ed elaborato progetti di ricerca affinché “l’astronomia potesse servire al perfezionamento della geografia e della navigazione “.

     Nell’ottobre del 1671 scoprì un satellite di Saturno, che chiamò con il nome del mitico Giapeto, Titano figlio del Cielo e della Terra, e un anno dopo ne individuò un secondo, che chiamò Rea, mitica sposa di Saturno e madre di Zeus, Poseidone e Plutone.

     Nel frattempo studiava i fenomeni atmosferici e perfezionava le tavole astronomiche, per migliorare la precisione delle carte nautiche e risolvere il problema del calcolo della longitudine. A questo fine furono condotte svariate spedizioni per determinare la longitudine di luoghi diversi della terra e le distanze della terra da altri corpi celesti, di cui Cassini coordinava le verifiche presso l’Osservatorio di Parigi.

     Fu anche costruttore o pregettista di strumenti ingegnosi, tra cui un astrolabio concepito per calcolare immediatamente il moto di Giove e dei suoi satelliti; un planisfero celeste d’argento che rappresentava le costellazioni visibili alla latitudine di Parigi; e un globo celeste di cui affidò l’esecuzione a Nicholas Bion, celebre matematico e ingegnere del Re.

    Il desiderio di approfondire le ricerche spronò il perfezionamento della strumentazione ottica e astronomica, che divenne sempre più ingombrante e poco maneggevole, finché Cassini stesso non inventò un’armatura per telescopi con sistema ad orologeria, che egli chiamò ”machine parallatique”.

     Nel 1673 sposò Geneviève de Laistre e, per l’occasione, il Re gli concesse la naturalizzazione in seguito alla quale Cassini divenne cittadino francese a tutti gli effetti. In concomitanza con il matrimonio, i Cassini acquistarono il castello di Thury, nella contea omonima, che poi passò in eredità al figlio minore Jacques, il quale pertanto ebbe il titolo di Conte di Thury.

 

 

 

 

Il castello di Thury oggi, da Anna Cassini, 1994.

     Negli anni successivi fu totalmente assorbito dagli studi astronomici, con la pubblicazione di una carta della Luna, rimasta ineguagliata sino all’avvento della fotografia alla fine del XIX secolo; l’osservazione delle comete e dei pianeti Venere e Saturno; di quest’ultimo definì la struttura dell’anello e quella sua caratteristica che ancora oggi è nota come “divisione di Cassini”, oltre a scoprire altri due satelliti del pianeta, che chiamò Teti e Dione.

     Collaborava intanto alla compilazione del Neptune François, ou Atlas Nouveau des cartes marines, pubblicato nel 1693 e immediatamente contraffatto e ristampato ad Amsterdam dall’editore olandese Pierre Mortier. Anche in Francia, come già in Italia, si occupò di ingegneria idraulica.

     Il suo nome è anche legato alla carta della Francia, nota come “Carta di Cassini”: Colbert, annettendo importanza primaria alle vie di comunicazione per lo sviluppo economico, aveva commissionato all’Académie il rilievo del territorio su basi scientifiche e Cassini, fin dal suo arrivo a Parigi, aveva contribuito alle misurazioni geodetiche.

     Il suo apporto fondamentale fu poi la determinazione delle longitudini dei diversi luoghi secondo il metodo delle eclissi dei satelliti di Giove, da lui stesso ideato. Vicende diverse rallentarono il corso dei lavori, e la carta fu portata avanti dai successori di Cassini: suo figlio Jacques in collaborazione con il cugino Giacomo Filippo Maraldi, anche lui valente astronomo; suo nipote César-François de Thury (Cassini III), che la portò a termine in collaborazione con il cugino Gian Domenico Maraldi, cosicché la carta – in 182 fogli che rappresentavano fedelmente e dettagliatamente tutto il territorio francese – poté essere presentata all’Assemblea Costituente dal pronipote Cassini IV nel 1790.

A Perinaldo un Museo dedicato allo Scienziato,

e un Osservatorio a lui intitolato, aperto al pubblico e alle scolaresche.

 

 

 

L’annullo postale dedicato a Cassini durante la manifestazione “Vele d’epoca” – Imperia 2004