PAOLA PRESCIUTTINI

Torre Specola

La città di Genova è cinta alle spalle da una fettuccia di pietra grigia, ormai corrosa, che corona i colli come antica testimonianza di eleganza e di potenza insieme, scendendo al mare in aspri bastioni scoscesi. Il lento snodarsi della muraglia, lungo il crinale inclinato, è interrotto da forti solitari, spesso arroccati in un rapido salire di speroni e contrafforti su cime nevralgiche, tacita minaccia verso le valli retrostanti. Sono immensi e maestosi ma immoti e spenti come tutte le vestigia di un passato dimenticato. La cinta delle cosiddette “Mura Nuove” – a distinguerle dalle “Mura Vecchie” cinquecentesche – fu completata nel

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Genova: torre Quezzi

     Già all’epoca dell’assedio austriaco del 1746-47 gli ingegneri militari della Repubblica avevano discusso dell’opportunità di costruire torri isolate sulle alture genovesi, in grado di difendersi autonomamente.      Dopo l’annessione della Liguria al Regno di Sardegna, il Governo riprese quell’idea e dispose la costruzione di quattro torri possenti, quali anelli di giunzione di un sistema difensivo che dal Forte Quezzi percorreva i crinali, fino a ricongiungersi – a valle – con i forti di San Martino e di San Giuliano.      Di queste, l’unica sopravvissuta è la torre di Quezzi, , oggi fortemente corrosa, a circa 700

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