PAOLA PRESCIUTTINI

Genova, Castello d’Albertis

In occasione di “Genova capitale europea della cultura 2004″, fu riaperto al pubblico il Castello d’Albertis, oggi Museo delle Culture nel Mondo”. Intitolazione quanto mai appropriata, che riflette lo spirito del suo creatore.

Enrico Alberto d’Albertis (1836-1932), un uomo eclettico: prima ufficiale di Marina, fu viaggiatore e navigante instancabile, ripercorse le rotte di Colombo, scrisse relazioni di viaggio avvincenti come romanzi d’avventura, con i suoi “souvenir” contribuì alla creazione del Museo civico di Storia Naturale, fu definito da Edmondo De Amicis “un girovago pintor di meridiane” per la passione che lo spinse a costruirne nel suo castello e dovunque andasse, fu tra i fondatori dello Yacht Club Italiano.

Nel 1886 acquistò le rovine del bastione di Montegalletto, opposto a Forte San Giorgio lungo la cinta muraria cinquecentesca – in quel tratto riedificata su un precedente impianto trecentesco – e vi costruì al di sopra un castello in stile medievale, inglobandovi i resti del bastione, per preservarne le strutture residue e quindi la memoria tangibile. 

Da Un girovago pintor di meridiane,  di Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione (Le Mani, 1993)

All’altezza del soffitto, nella “sala delle meridiane”, le pareti sono decorate da una successione di morbidi affreschi: vedute di Genova e Venezia, strumenti nautici, le Caravelle e il “Corsaro” a San Salvador… Nell’atrio antistante la sala, uno delicatissimo rappresenta il Castello (Foto P.P.).

             Il Castello oggi, ripreso da ponente (Foto P.P.)

Il Castello visto dall’alto, nel suo lussureggiante articolato giardino.

Fotografia di Gian Carlo Rigassio (Da Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione)

 

 Alabarde elegantemente disposte nello scalone che conduce al secondo piano,  parte di una vasta e variegata collezione di armi di ogni epoca e paese (Foto P.P.)

 

     Per ricordare le celebrazioni colombiane, E. A. d’Albertis commissionò al pittore marinista genovese Angelo Costa una tela che rappresentasse l’ingresso in porto dello yacht “Savoia”, con cui arrivarono i Reali per prender parte alle manifestazioni, circondato dalle numerose navi straniere convenute a Genova per la circostanza; il quadro fu collocato nella sala maggiore del Castello, sormontato da un trofeo di bandiere degli Stati presenti in porto.

     Fu, il Castello, la sua casa e il suo museo, il coronamento e la sintesi della sua vita intensa, della sua cultura, della sua versatilità di collezionista, nonché una testimonianza di mezzo secolo di vita genovese. Ma fu anche espressione della sua devozione a Colombo, al quale dedicò numerose opere d’arte.

     Tra le tante, forse la più eclatante è una celeberrima delicata statua che rappresenta Colombo ragazzo, seduto su una bitta, le gambe accavallate, un libro in grembo, lo sguardo assorto rivolto verso ponente, certo a simboleggiare il suo destino. E’ un capolavoro di Giulio Monteverde (1837-1917), presentato all’Esposizione Universale di Vienna nel 1873, e poi definitivamente collocato nella piccola loggia al secondo piano del Castello, volta verso mare.

Sulla targa alla base della “bitta” i versi:
Al sol che tramontava sull’infinito mondo
Chiedeva Colombo giovinetto ancora
Quali altre terre, quali altri popoli
Avrebbe baciato ai suoi primi albori

Sulla “targa” in marmo: “A ricordare la costruzione dei modelli delle caravelle di Cristoforo Colombo eseguita in queste sale per invito del Comune di Genova nel settembre 1892”. I modelli sono ora conservati a Genova presso il Galata Museo del Mare (Foto P.P.)

Il motivo delle caravelle ricorre su un sedile di marmo nel giardino

(Da Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione)

 

Un ulteriore suggestivo memento colombiano è rappresentato dalla successione di affreschi che rappresentano la partenza delle navi da Palos, l’arrivo a San Salvador, e l’arrivo nella stessa isola del “Corsaro”, con cui d’Albertis ripercorse la rotta di Colombo.

 

Affresco di E. Dellepiane su disegno dello stesso d’Albertis, in uno dei corridoi del Castello
(Da Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione)

affresco di E. Dellepiane

su disegno dello stesso d’Albertis,

in uno dei corridoi del Castello

arrivo a San Salvador del “Corsaro”

(affresco, stessa sala)

da Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione

   Sull’angolo della facciata verso mare, un grande orologio solare, realizzato da E. A. d’Albertis per il IV centenario, include un busto di Colombo affiancato dallo stemma di Genova e dallo stemma dello Scopritore; sopra, una frase di lode all’illustre Concittadino.

     Seguono due stralci di documenti, affiancati dal celebre criptogramma che fu la sua firma: Siendo yo nacido en Génova … vine a servir aquì en Castilla … Génova es ciudad noble y poderosa por la mar … della salì y en ella nacì (testamento, 1498). Bien que el coerpo anda acá el coraçon está alì de continuo (lettera, aprile 1502)

     La meridiana vera e propria, sovrastata dalla scritta HORA VERITATIS, precisa : “ ore 17.34 / mezzogiorno / a San Salvador “. Infine, un’ulteriore iscrizione dice che la pietra sottostante “è stata divelta dalla prima terra scoperta da Colombo. L’àncora e la catena del “Corsaro” – (con cui d’Albertis salpò da Genova il 3 giugno 1893 per ripetere l’impresa colombiana e nel frattempo visitare l’Esposizione Internazionale di Chicago in onore di Colombo) – attestano il devoto omaggio du mainä zeneize “. Sotto, la roccia su cui è avvolta la catena che sostiene la grande ancora adagiata contro la parete (Foto Paola Presciuttini).

     Un museo sui generis, al quale un restauro impeccabile e il riallestimento sensibile non hanno tolto “l’atmosfera di casa”, che ispira il desiderio di conoscere meglio una personalità singolarmente fuori dell’ordinario. 

     Tuttavia il Museo non si limita a illustrare la vita e le imprese del Capitano, attraverso la visita di quella che fu la sua casa e un salotto scientifico-culturale di Genova: nei sotterranei del bastione cinquecentesco – riportati alla loro imponente suggestione dopo dieci anni di lavori – è ospitata un’affascinante collezione di manufatti delle civiltà precolombiane, di nazioni “pellerossa”, di popolazioni dell’Oceania. Una galleria, infine, è dedicata alla musica nel mondo, con una vasta raccolta di strumenti etnici a fiato, a percussione e a corda.

                                                         —————————————————————

     Un monumento dell’architettura e della cultura più variegata – il Museo – raggiunto da un monumento … della tecnica: dalla Stazione Principe si arriva al Museo in pochi minuti con l’ascensore di Montegalletto (via Balbi – Corso Dogali), un ascensore misto unico al mondo: a trazione orizzontale lungo la galleria di accesso da via Balbi, mentre un sistema verticale supera il dislivello di circa settanta metri e raggiunge corso Dogali.

Genova, Castello d’Albertis

In occasione di “Genova capitale europea della cultura 2004″, fu riaperto al pubblico il Castello d’Albertis, oggi Museo delle Culture nel Mondo”. Intitolazione quanto mai appropriata, che riflette lo spirito del suo creatore.

Enrico Alberto d’Albertis (1836-1932), un uomo eclettico: prima ufficiale di Marina, fu viaggiatore e navigante instancabile, ripercorse le rotte di Colombo, scrisse relazioni di viaggio avvincenti come romanzi d’avventura, con i suoi “souvenir” contribuì alla creazione del Museo civico di Storia Naturale, fu definito da Edmondo De Amicis “un girovago pintor di meridiane” per la passione che lo spinse a costruirne nel suo castello e dovunque andasse, fu tra i fondatori dello Yacht Club Italiano.

Nel 1886 acquistò le rovine del bastione di Montegalletto, opposto a Forte San Giorgio lungo la cinta muraria cinquecentesca – in quel tratto riedificata su un precedente impianto trecentesco – e vi costruì al di sopra un castello in stile medievale, inglobandovi i resti del bastione, per preservarne le strutture residue e quindi la memoria tangibile. 

Da Un girovago pintor di meridiane,  di Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione (Le Mani, 1993)

All’altezza del soffitto, nella “sala delle meridiane”, le pareti sono decorate da una successione di morbidi affreschi: vedute di Genova e Venezia, strumenti nautici, le Caravelle e il “Corsaro” a San Salvador… Nell’atrio antistante la sala, uno delicatissimo rappresenta il Castello (Foto P.P.).

             Il Castello oggi, ripreso da ponente (Foto P.P.)

Il Castello visto dall’alto, nel suo lussureggiante articolato giardino.

Fotografia di Gian Carlo Rigassio (Da Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione)

 

 Alabarde elegantemente disposte nello scalone che conduce al secondo piano,  parte di una vasta e variegata collezione di armi di ogni epoca e paese (Foto P.P.)

 

     Per ricordare le celebrazioni colombiane, E. A. d’Albertis commissionò al pittore marinista genovese Angelo Costa una tela che rappresentasse l’ingresso in porto dello yacht “Savoia”, con cui arrivarono i Reali per prender parte alle manifestazioni, circondato dalle numerose navi straniere convenute a Genova per la circostanza; il quadro fu collocato nella sala maggiore del Castello, sormontato da un trofeo di bandiere degli Stati presenti in porto.

     Fu, il Castello, la sua casa e il suo museo, il coronamento e la sintesi della sua vita intensa, della sua cultura, della sua versatilità di collezionista, nonché una testimonianza di mezzo secolo di vita genovese. Ma fu anche espressione della sua devozione a Colombo, al quale dedicò numerose opere d’arte.

     Tra le tante, forse la più eclatante è una celeberrima delicata statua che rappresenta Colombo ragazzo, seduto su una bitta, le gambe accavallate, un libro in grembo, lo sguardo assorto rivolto verso ponente, certo a simboleggiare il suo destino. E’ un capolavoro di Giulio Monteverde (1837-1917), presentato all’Esposizione Universale di Vienna nel 1873, e poi definitivamente collocato nella piccola loggia al secondo piano del Castello, volta verso mare.

Sulla targa alla base della “bitta” i versi:
Al sol che tramontava sull’infinito mondo
Chiedeva Colombo giovinetto ancora
Quali altre terre, quali altri popoli
Avrebbe baciato ai suoi primi albori

Sulla “targa” in marmo: “A ricordare la costruzione dei modelli delle caravelle di Cristoforo Colombo eseguita in queste sale per invito del Comune di Genova nel settembre 1892”. I modelli sono ora conservati a Genova presso il Galata Museo del Mare (Foto P.P.)

Il motivo delle caravelle ricorre su un sedile di marmo nel giardino

(Da Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione)

 

Un ulteriore suggestivo memento colombiano è rappresentato dalla successione di affreschi che rappresentano la partenza delle navi da Palos, l’arrivo a San Salvador, e l’arrivo nella stessa isola del “Corsaro”, con cui d’Albertis ripercorse la rotta di Colombo.

 

Affresco di E. Dellepiane su disegno dello stesso d’Albertis, in uno dei corridoi del Castello
(Da Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione)

affresco di E. Dellepiane

su disegno dello stesso d’Albertis,

in uno dei corridoi del Castello

arrivo a San Salvador del “Corsaro”

(affresco, stessa sala)

da Gilda Della Ragione e G. Mario Frixione

   Sull’angolo della facciata verso mare, un grande orologio solare, realizzato da E. A. d’Albertis per il IV centenario, include un busto di Colombo affiancato dallo stemma di Genova e dallo stemma dello Scopritore; sopra, una frase di lode all’illustre Concittadino.

     Seguono due stralci di documenti, affiancati dal celebre criptogramma che fu la sua firma: Siendo yo nacido en Génova … vine a servir aquì en Castilla … Génova es ciudad noble y poderosa por la mar … della salì y en ella nacì (testamento, 1498). Bien que el coerpo anda acá el coraçon está alì de continuo (lettera, aprile 1502)

     La meridiana vera e propria, sovrastata dalla scritta HORA VERITATIS, precisa : “ ore 17.34 / mezzogiorno / a San Salvador “. Infine, un’ulteriore iscrizione dice che la pietra sottostante “è stata divelta dalla prima terra scoperta da Colombo. L’àncora e la catena del “Corsaro” – (con cui d’Albertis salpò da Genova il 3 giugno 1893 per ripetere l’impresa colombiana e nel frattempo visitare l’Esposizione Internazionale di Chicago in onore di Colombo) – attestano il devoto omaggio du mainä zeneize “. Sotto, la roccia su cui è avvolta la catena che sostiene la grande ancora adagiata contro la parete (Foto Paola Presciuttini).

     Un museo sui generis, al quale un restauro impeccabile e il riallestimento sensibile non hanno tolto “l’atmosfera di casa”, che ispira il desiderio di conoscere meglio una personalità singolarmente fuori dell’ordinario. 

     Tuttavia il Museo non si limita a illustrare la vita e le imprese del Capitano, attraverso la visita di quella che fu la sua casa e un salotto scientifico-culturale di Genova: nei sotterranei del bastione cinquecentesco – riportati alla loro imponente suggestione dopo dieci anni di lavori – è ospitata un’affascinante collezione di manufatti delle civiltà precolombiane, di nazioni “pellerossa”, di popolazioni dell’Oceania. Una galleria, infine, è dedicata alla musica nel mondo, con una vasta raccolta di strumenti etnici a fiato, a percussione e a corda.

                                                         —————————————————————

     Un monumento dell’architettura e della cultura più variegata – il Museo – raggiunto da un monumento … della tecnica: dalla Stazione Principe si arriva al Museo in pochi minuti con l’ascensore di Montegalletto (via Balbi – Corso Dogali), un ascensore misto unico al mondo: a trazione orizzontale lungo la galleria di accesso da via Balbi, mentre un sistema verticale supera il dislivello di circa settanta metri e raggiunge corso Dogali.