PAOLA PRESCIUTTINI

Antonio Piccinni

   Ad Antonio Piccinni (1846-1920), disegnatore, incisore e pittore pugliese che la critica moderna annovera tra i protagonisti dell’arte ottocentesca, è stata dedicata un’opera, ricchissima di documentazione storica interessante, dal conterraneo Giuseppe Bassi (Antonio Piccini incisore, Schena Editore, 1978) che ne ricostruisce le alterne fortune – dall’infermità infantile che lo aveva reso quasi completamente sordomuto, alla morte relativamente precoce – e ne riproduce in appendice svariate opere.

Autoritratto Acquerello, cm 18x12,5, firmato e datato 1874 Pinacoteca di Bari
Vincenzo Gemito bronzetto raffigurante Antonio Piccinni (coll.priv.)

 Dopo un’infanzia poco felice, trascorsa a disegnare di tutto, si trasferì a Napoli presso lo studio del pittore tranese Biagio Molinaro e, in quel periodo, sotto la guida di un amico, riacquistò parzialmente la parola e l’udito. Negli anni Sessanta fu ammesso all’Istituto di Belle Arti di Napoli e si specializzò nell’incisione, rapidamente evolvendosi dalla tradizionale riproduzione di opere d’arte alla creazione originale, che scaturiva dal suo acutissimo spirito di osservazione

Il cantastorie del molo di Montefusco
Acquaforte firmata e datata
Pinacoteca Sabauda, Torino

     Nel 1872 vinse un concorso che gli assicurava tre anni di perfezionamento presso l’Accademia di Belle Arti a Roma, senza peraltro interrompere i rapporti con la napoletana “Società Promotrice delle Belle Arti”, che si prefiggeva l’annuale esposizione e commercializzazione di riproduzioni ad acquaforte di quadri a olio scelti dalla Società stessa.
     Al Piccinni furono commissionate diverse incisioni che gli valsero un premio, mentre un analogo contratto veniva stipulato con la R. Calcografia, pur dedicandosi l’Artista alla realizzazione di opere di sua creazione.

      Nel 1878 la sua fama valicò le alpi e gli consentì di partecipare all’Esposizione Universale di Parigi con svariate opere tra cui 12 acqueforti inedite, riunite in un album intitolato “Souvenirs de Rome“, con prefazione di Jules Claretie.

 

 L’Avaro, acquaforte,

firmata e datata,                       cm 36,8×25,

Pinacoteca di Bari

 

 

 

 

    I suoi successi gli valsero il titolo di Professore Onorario dell’Istituto di Belle Arti di Napoli, mentre la “Società Promotrice delle Belle Arti” gli commissionava la riproduzione del suo quadro L’Avaro, già esposto a Parigi.

Dopo d’allora la sua attività fu incessante e apprezzatissima: partecipò a 45 esposizioni in diversi Paesi mentre opere sue furono acquistate dai Reali d’Italia e di altri Paesi, da Musei e collezionisti variamenti ubicati nel mondo. I soggetti erano i più disparati, dal paesaggio ai ritratti di eminenti personaggi o del popolo minuto, dalla mitologia alla rappresentazione di stati d’animo o di situazioni emblematiche della condizione umana.

Un Musulmano
Acquerello, cm 26×17,5
Pinacoteca di Bari

Re Umberto
acquatinta firmata e datata 1889, cm 32×52,
Biblioteca Comunale di Trani

      La sua fama era giunta all’ammiraglio G. B. Magnaghi, direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, in cerca di artisti valenti che provvedessero all’incisione delle vedute di costa e delle carte nautiche.

    Piccinni – il quale ormai aspirava a trovare un impiego sicuro che gli garantisse in futuro una vecchiaia decorosa – fu dunque allettato ad accettare, nel 1889, l’offerta di una convenzione annuale rinnovabile tacitamente: gli si offriva un compenso adeguato, un ufficio personale a Roma, l’imbarco annuale sulla “Washington” durante le campagne idrografiche, al fine di disegnare dal vero le vedute di costa, e l’autorevole posizione di supervisore dei lavori svolti dal personale tecnico dell’Istituto. Era una proposta onorevole e gratificante, ma tuttavia legata all’autorità e alla protezione del Magnaghi, e Piccinni non ne intravide i pericoli.

     Dal foglio matricolare- pubblicato nel libro del Bassi, risulta che egli partecipò a quattro campagne, tra il 1890 e il 1895, pur continuando a svolgere l’attività libera con il consueto successo. Nel 1901 gli giunse l’offerta, dal Ministero della Pubblica Istruzione, di entrare a far parte della R. Calcografia, che il Piccini declinò per non venir meno all’impegno assunto con l’Istituto Idrografico.

Scoglio di Quarto ove s’imbarcarono i Mille di MarsalaAcquaforte, cm 17×25,

firmata e datata 1908 (coll. priv.)

      Nel 1904 l’ammiraglio Magnaghi passò a miglior vita e dopo qualche contrasto, venuto meno l’appoggio dell’Ammiraglio, il Ministero della Marina comunicò al Piccinni l’intenzione di non rinnovare la convenzione che lo legava all’Istituto Idrografico.

    Dopo svariate pressioni dell’Artista – che accampava l’apprezzamento unanime del suo lavoro cartografico e il suo rifiuto di altri incarichi prestigiosi in conseguenza delle assicurazioni espresse nei suoi confronti dall’ammiraglio Magnaghi – il Ministero confermò la revoca della convenzione ma propose al Piccinni l’assunzione al gradino iniziale della scala gerarchica, e quindi una retribuzione modestissima.

   Nel 1917 Piccinni fu collocato a riposo d’ufficio con una pensione irrisoria che mal compensava i suoi 25 anni di servizio, e, dopo qualche anno di stenti, morì nel gennaio 1920.

  Presso l’Istituto Idrografico della Marina non sono stati individuati documenti riferiti alla sua attività né carte nautiche o vedute di costa che rechino la sua firma.

    Sono state invece identificate (da Massimo Brancato, IIM, maggio 2005) due sue opere di grafica, per confronto con il recentissimo catalogo Antonio Piccinni incisore, pubblicato dall’Istituto Nazionale per la Grafica e De Luca Editori d’Arte (marzo 2005, 141 p., ill.) in occasione della mostra sull’incisore, inaugurata a Roma all’Istituto Nazionale per la Grafica il 31 marzo scorso, che ripercorre brevemente le tappe della sua vita e riproduce le incisioni conservate presso quello stesso Istituto.

    Una è la stampa intitolata Romolo e Remo, acquaforte e bulino su base fotoincisa, mm 758×656, tratta dal dipinto di Rubens presso la Pinacoteca Capitolina, ed eseguita a seguito di concorso bandito dalla Regia Calcografia nel 1889, vinto dal Piccinni (p. 124 del catalogo).

 

    La seconda è un “maschio” in rame (mm 390×596 il rame, mm 323×522 l’immagine) ottenuto dalla matrice originale dell’elioincisione (fotoincisione ai sali di cromo), firmata “A. Piccinni Roma” e non datata.

    Rappresenta Umberto I a figura intera (p. 122 del catalogo), corrispondente alla stampa sopra riprodotta e conservata presso la Biblioteca Comunale di Trani.
    Sul retro sono evidenti le saldature degli elettrodi per il procedimento galvanoplastico.

 

 

 

Bibliografia

Antonio Piccinni incisore, catalogo, Istituto Nazionale per la Grafica e De Luca Editori d’Arte (marzo 2005, 141 p., ill.

Giuseppe Bassi, Antonio Piccini incisore, Schena Editore, 1978

 

 

Antonio Piccinni

   Ad Antonio Piccinni (1846-1920), disegnatore, incisore e pittore pugliese che la critica moderna annovera tra i protagonisti dell’arte ottocentesca, è stata dedicata un’opera, ricchissima di documentazione storica interessante, dal conterraneo Giuseppe Bassi (Antonio Piccini incisore, Schena Editore, 1978) che ne ricostruisce le alterne fortune – dall’infermità infantile che lo aveva reso quasi completamente sordomuto, alla morte relativamente precoce – e ne riproduce in appendice svariate opere.

Autoritratto Acquerello, cm 18x12,5, firmato e datato 1874 Pinacoteca di Bari
Vincenzo Gemito bronzetto raffigurante Antonio Piccinni (coll.priv.)

 Dopo un’infanzia poco felice, trascorsa a disegnare di tutto, si trasferì a Napoli presso lo studio del pittore tranese Biagio Molinaro e, in quel periodo, sotto la guida di un amico, riacquistò parzialmente la parola e l’udito. Negli anni Sessanta fu ammesso all’Istituto di Belle Arti di Napoli e si specializzò nell’incisione, rapidamente evolvendosi dalla tradizionale riproduzione di opere d’arte alla creazione originale, che scaturiva dal suo acutissimo spirito di osservazione

Il cantastorie del molo di Montefusco
Acquaforte firmata e datata
Pinacoteca Sabauda, Torino

     Nel 1872 vinse un concorso che gli assicurava tre anni di perfezionamento presso l’Accademia di Belle Arti a Roma, senza peraltro interrompere i rapporti con la napoletana “Società Promotrice delle Belle Arti”, che si prefiggeva l’annuale esposizione e commercializzazione di riproduzioni ad acquaforte di quadri a olio scelti dalla Società stessa.
     Al Piccinni furono commissionate diverse incisioni che gli valsero un premio, mentre un analogo contratto veniva stipulato con la R. Calcografia, pur dedicandosi l’Artista alla realizzazione di opere di sua creazione.

      Nel 1878 la sua fama valicò le alpi e gli consentì di partecipare all’Esposizione Universale di Parigi con svariate opere tra cui 12 acqueforti inedite, riunite in un album intitolato “Souvenirs de Rome“, con prefazione di Jules Claretie.

 

 L’Avaro, acquaforte,

firmata e datata,                       cm 36,8×25,

Pinacoteca di Bari

 

 

 

 

    I suoi successi gli valsero il titolo di Professore Onorario dell’Istituto di Belle Arti di Napoli, mentre la “Società Promotrice delle Belle Arti” gli commissionava la riproduzione del suo quadro L’Avaro, già esposto a Parigi.

Dopo d’allora la sua attività fu incessante e apprezzatissima: partecipò a 45 esposizioni in diversi Paesi mentre opere sue furono acquistate dai Reali d’Italia e di altri Paesi, da Musei e collezionisti variamenti ubicati nel mondo. I soggetti erano i più disparati, dal paesaggio ai ritratti di eminenti personaggi o del popolo minuto, dalla mitologia alla rappresentazione di stati d’animo o di situazioni emblematiche della condizione umana.

Un Musulmano
Acquerello, cm 26×17,5
Pinacoteca di Bari

Re Umberto
acquatinta firmata e datata 1889, cm 32×52,
Biblioteca Comunale di Trani

      La sua fama era giunta all’ammiraglio G. B. Magnaghi, direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, in cerca di artisti valenti che provvedessero all’incisione delle vedute di costa e delle carte nautiche.

    Piccinni – il quale ormai aspirava a trovare un impiego sicuro che gli garantisse in futuro una vecchiaia decorosa – fu dunque allettato ad accettare, nel 1889, l’offerta di una convenzione annuale rinnovabile tacitamente: gli si offriva un compenso adeguato, un ufficio personale a Roma, l’imbarco annuale sulla “Washington” durante le campagne idrografiche, al fine di disegnare dal vero le vedute di costa, e l’autorevole posizione di supervisore dei lavori svolti dal personale tecnico dell’Istituto. Era una proposta onorevole e gratificante, ma tuttavia legata all’autorità e alla protezione del Magnaghi, e Piccinni non ne intravide i pericoli.

     Dal foglio matricolare- pubblicato nel libro del Bassi, risulta che egli partecipò a quattro campagne, tra il 1890 e il 1895, pur continuando a svolgere l’attività libera con il consueto successo. Nel 1901 gli giunse l’offerta, dal Ministero della Pubblica Istruzione, di entrare a far parte della R. Calcografia, che il Piccini declinò per non venir meno all’impegno assunto con l’Istituto Idrografico.

Scoglio di Quarto ove s’imbarcarono i Mille di MarsalaAcquaforte, cm 17×25,

firmata e datata 1908 (coll. priv.)

      Nel 1904 l’ammiraglio Magnaghi passò a miglior vita e dopo qualche contrasto, venuto meno l’appoggio dell’Ammiraglio, il Ministero della Marina comunicò al Piccinni l’intenzione di non rinnovare la convenzione che lo legava all’Istituto Idrografico.

    Dopo svariate pressioni dell’Artista – che accampava l’apprezzamento unanime del suo lavoro cartografico e il suo rifiuto di altri incarichi prestigiosi in conseguenza delle assicurazioni espresse nei suoi confronti dall’ammiraglio Magnaghi – il Ministero confermò la revoca della convenzione ma propose al Piccinni l’assunzione al gradino iniziale della scala gerarchica, e quindi una retribuzione modestissima.

   Nel 1917 Piccinni fu collocato a riposo d’ufficio con una pensione irrisoria che mal compensava i suoi 25 anni di servizio, e, dopo qualche anno di stenti, morì nel gennaio 1920.

  Presso l’Istituto Idrografico della Marina non sono stati individuati documenti riferiti alla sua attività né carte nautiche o vedute di costa che rechino la sua firma.

    Sono state invece identificate (da Massimo Brancato, IIM, maggio 2005) due sue opere di grafica, per confronto con il recentissimo catalogo Antonio Piccinni incisore, pubblicato dall’Istituto Nazionale per la Grafica e De Luca Editori d’Arte (marzo 2005, 141 p., ill.) in occasione della mostra sull’incisore, inaugurata a Roma all’Istituto Nazionale per la Grafica il 31 marzo scorso, che ripercorre brevemente le tappe della sua vita e riproduce le incisioni conservate presso quello stesso Istituto.

    Una è la stampa intitolata Romolo e Remo, acquaforte e bulino su base fotoincisa, mm 758×656, tratta dal dipinto di Rubens presso la Pinacoteca Capitolina, ed eseguita a seguito di concorso bandito dalla Regia Calcografia nel 1889, vinto dal Piccinni (p. 124 del catalogo).

 

    La seconda è un “maschio” in rame (mm 390×596 il rame, mm 323×522 l’immagine) ottenuto dalla matrice originale dell’elioincisione (fotoincisione ai sali di cromo), firmata “A. Piccinni Roma” e non datata.

    Rappresenta Umberto I a figura intera (p. 122 del catalogo), corrispondente alla stampa sopra riprodotta e conservata presso la Biblioteca Comunale di Trani.
    Sul retro sono evidenti le saldature degli elettrodi per il procedimento galvanoplastico.

 

 

 

Bibliografia

Antonio Piccinni incisore, catalogo, Istituto Nazionale per la Grafica e De Luca Editori d’Arte (marzo 2005, 141 p., ill.

Giuseppe Bassi, Antonio Piccini incisore, Schena Editore, 1978