PAOLA PRESCIUTTINI

                       

                       “Bellino solare”: le meridiane di Bellino in Val Varaita (CN)

     Probabilmente poche località vantano un patrimonio gnomonico di 32 quadranti solari – quelli recentemente restaurati dalla Solaria scn, ai quali si aggiungono cinque manufatti non accessibili o non ancora ripristinati – datati tra il 1735 e il 1934, tra i quali è ricorrente il nome dell’artista locale Luca Roux.

     Il progetto di recupero, denominato Bellino Solare, è stato avviato nel 1999 con i finanziamenti della Comunità Europea; come logo dell’operazione è stata scelta una stella a 10 punte perché dieci sono le borgate principali che costituiscono il Comune di Bellino.

     Il territorio comunale si sviluppa infatti su 62 kmq attraverso l’alta Val Varaita, tra due versanti ripidi e boscosi che culminano in ampi alpeggi.

     La prossimità al confine francese e la relativa vicinanza alla Liguria hanno fatto sì che la regione fosse in origine abitata dai Liguri e dai Celti, e probabilmente il nome stesso del Comune deriva da Belenos, dio celtico del Sole.

     In epoche successive, come tutte le zone di confine, Bellino subì svariate occupazioni e fu al centro di contese territoriali e guerre di religione, che hanno favorito una forte coesione tra l’ormai esigua popolazione locale come pure la salvaguardia di una compatta identità culturale, pur nello spirito di accoglienza verso un crescente turismo selezionato.

 Alle bellezze paesaggistiche si uniscono infatti una ricca e varia flora montana, l’intatto patrimonio architettonico dei borghi dai tipici tetti a grandi ciappe di Luserna, gli straordinari affreschi di Celle, le misteriose sculture in pietra bianca che affiorano tra le pietre dei muri delle case, forse di origine celtica, con funzione apotropaica.

     E, naturalmente, il percorso gnomonico suddiviso in tre livelli, a seconda che si seguano gli itinerari percorribili in automobile, oppure le passeggiate all’interno delle borgate, oppure i più impegnativi tratti lungo le pendici boscose fino alle grange montane.

     Materiale divulgativo e una piantina del percorso è disponibile nei punti di informazione presso il Municipio, la Trattoria del Pelvo in Borgata Chiesa, il Rifugio Alpino di Borgata Celle, il Rifugio di Melezé, l’Excelsior in Località Sant’Anna.

     L’itinerario è indicato da frecce segnaletiche e da quattro pannelli esplicativi a Chiesa, Celle, Chiazale e Melezé; ogni quadrante è contrassegnato da una lettera che individua l’area e da un numero progressivo.

Contrassegnato con D1 è il quadrante collocato sulla facciata del Municipio di Bellino, posto a monte della statale tra Borgata Chiesa e Celle.

A 1: sulla facciata laterale della Cappella di San Giuseppe, costruita intorno al 1603 in Borgata Ribiera. La meridiana, datata 1765 e orientata a levante, ha lo gnomone a ortostilo, cioè perpendicolare alla parete, come pure la meridiana A 3; tutte le altre sono munite di stilo polare, cioé parallelo all’asse terrestre.

Sotto il porticato e sul pilastro di una casa privata in Borgata Ribiera, due meridiane contrassegnate come A 2 e A 3. Il nome della località deriva da “riviera”, cioè area rivierasca sulla sponda del torrente Varaita.

Datata 1845, la meridiana indica le ore

vere locali ed è orientata a mezzogiorno.

Datato 1735, è il quadrante più antico di Bellino. Indica le ore italiche, mentre il fior di giglio all’apice delle linee orarie è di chiara origine francese. La rosa decorativa è tipica della tradizione occitana.

A Borgata Chiesa, una meridiana è dipinta sulla parete esterna dell’abside della chiesa parrocchiale di S. Giacomo. La meridiana, datata 1908, indica le ore vere ed è fortemente declinante a levante.
La completa il motto in francese, con traduzione in latino e in italiano: Sans soleil, ne dit rien / du tout, c’est à dire / Sine sole silet / Senza sole non dice nulla. E’ contrassegnata B.

L’edificazione della chiesa si fa risalire intorno all’anno Mille, su un impianto pagano. Quest’antica origine è confermata dalla presenza delle tipiche sculture in pietra, murate sulle pareti esterne della chiesa. Una rappresenta una sorta di cavalcatura bardata.

La seconda tappa dell’itinerario gnomonico, dopo Borgata Chiesa, è la zona di Celle, forse la più bella borgata di Bellino per la posizione assolata e aperta. Posta alla confluenza delle strade che provengono da Pontechianale e dalla Val Maira, fu un centro prospero che della propria rilevanza ha lasciato memoria negli edifici ricercati, ornati da imponenti colonne rotonde e affreschi a soggetto sacro.

Come scrive Elena Marchetto sul bel poster esplicativo esposto nella borgata, a proposito delle comunità montane delle valli occitane, la presenza di vasti pascoli e l’abbondanza di foraggio consentivano agli allevatori un maggior carico di bestiame, che richiedeva edifici solidi e spaziosi nei quali ricavare stalle e fienili capienti.

                                         

  

Dal Settecento in poi si svilupparono floride aziende agricole e si affermò un’architettura alpina robusta accompagnata dall’orgoglio per la propria casa, dove gli elementi strutturali venivano arricchiti con motivi decorativi. E’ il caso del pilastro a sezione rotonda o quadrata, presente in tante case della Val Varaita e dell’adiacente Valle Maira.
“Il pilastro rotondo – scrive Elena Marchetto – è di una maestà unica. E’ realizzato in muratura di pietra con malta di calce per garantire la necessaria coesione, anche con altezze di dieci metri. Sovente è intonacato per maggiore robustezza e per mascherare una struttura ottenuta nececessariamente con pietre di piccola-media pezzatura perché disposte in pianta circolare. Esso serve a sostenere la sporgenza del tetto e si può trovare sia in facciata, sia di lato. Se è posto in facciata regge la capriata lignea che porta il trave di colmo. Al di sotto dei larghi sporti della copertura vengono così a trovarsi, in corrispondenza dei diversi piani dell’edificio, spazi aperti e riparati, complementari agli spazi chiusi dell’abitazione. Al piano terreno trovano luogo ampi porticati, che divengono spazi di lavoro coperti attigui all’abitazione; ai livelli superiori si creano balconate e soppalchi lignei, appendici del fienile, utilizzati come depositi del legname da ardere o dei covoni di segale, che lì completavano la loro essiccazione autunnale prima della battitura. La colonna rotonda rappresenta un manufatto di alta maestria […] e di elevato valore economico. Bella, slanciata e possente, impreziosisce la dimora e, dando luogo a facciate assai imponenti, promuove le modeste case contadine alla dignità di monumenti”.

Il quadrante principale F 1, datato 1853, è declinante a levante e, per la sua compiutezza artistica, è da attribuire a un professionista, la cui identità potrebbe essere ricondotta alle iniziali A. R.; le stesse iniziali ripetute in basso potrebbero, per una singolare coincidenza, riferirsi al committente.

Sotto il quadrante principale se ne trovano tre abbozzati – F2, F3, F4 – evidentemente di un unico artefice, che gli Autori della Guida ipotizzano possa essere stato un frate, aspirante gnomonista, del convento settecentesco in origine insediato nell’edificio.

Adiacente alla chiesa si trova la Casa Richard, di proprietà del pronipote di Bernardo Richard che, nella seconda metà dell’Ottocento, si dedicava anche alla realizzazione di meridiane, in aggiunta alle consuete attività montane. A filo con lo spigolo di due pareti ad angolo si trovano due meridiane, F5 e F6, che sono tuttavia di autori e periodi diversi.

La meridiana F5 è firmata Giovanni Garzino ed è datata 1871. L’Autore era originario della Borgata Serre Superiore di Frassino e su quella che fu la sua casa esiste un altro suo quadrante simile a questo nella tecnica, nei materiali, nell’originalità della composizione. Il motto: Vers le couchant je m’incline et vers la mort tu chemine, “verso ponente la meridiana declina, verso la morte l’uomo cammina”.

Il quadrante F6, datato 1866, è invece siglato R. B., cioè il Richard Bernardo di cui sopra.
E’ presente il galletto segnatempo. Il galletto potrebbe essere un elemento decorativo segnatempo, oppure un riferimento all’influenza culturale della Francia, di cui il gallo è un emblema.
Il motto: Vulnerant omnes ultima necat, “tutte feriscono, l’ultima uccide”.

Il quadrante F7, su di un edificio privato, è stato integralmente ricostruito sulla base dei minimi elementi superstiti. E’ stato aggiunto un motto in occitano Lou soleil nais per touchi, “il sole sorge per tutti”.

Il quadrante F8, declinante a ponente, è collocato sulla facciata laterale della Parrocchiale di S. Spirito, di cui il primo impianto risale al 1522, ed è l’unico non restaurato dalla Solaria snc. Al confronto con una fotografia antecedente al restauro, alcune caratteristiche sembrano difformi dall’originale, per esempio la decorazione a mezzaluna e il motto latino Solem e mundo tollere videntur qui amicitiam e vita tollunt, “Sembrano togliere il sole dal mondo coloro che tolgono l’amicizia dalla vita”, che non è leggibile sull’originale.

                                          

Notevole è anche l’ingresso alla Parrocchiale, protetto da un piccolo ma elaborato porticato, con soffitto decorato da affreschi delicati in colori pastello che si inseguono sulle volte a vela e nel cupolotto centrale.

Il quadrante F9, datato 1915, si trova sulla facciata principale di casa Roux, dello gnomonista localmente famoso Luca Roux, che volle decorare anche la propria abitazione. La composizione è movimentata da svariati elementi ornamentali, tra cui lo stemma sabaudo. In fondo il motto significativo: L’arte è difficile e la critica è semplice.

Il quadrante G1, leggermente declinante a levante, è stato realizzato nel 2002. La fotografia è stata scattata pochi minuti prima delle 13.00 del 14 agosto 2007: il sole alto nel cielo fa sì che l’orologio solare sia parzialmente ombreggiato dal balcone soprastante, mentre lo stilo segna l’ora esatta.
In alto le iniziali forse dell’esecutore e del committente – a sinistra M.C., a destra B.B. – mentre in basso il motto Unicuique suum, “a ciascuno il suo”.

La Borgata Chiazale – che si ritiene essere la più antica della zona ed è molto articolata, con fontanili, pozzi e forni pubblici – conserva ben nove orologi solari.
Il più singolare occupa l’intera facciata della Cappella dell’Angelo Custode, risalente al 1723. La meridiana fu presumibilmente realizzata nel 1924 da Giovanni Antonio Levet, in occasione di lavori di risistemazione della chiesetta. Il recente recupero dell’orologio solare ha comportato il restauro dell’intera facciata, durante il quale è stato riportato in vista il bel tessuto murario del campanile.

Come si può notare dalle immagini, le meridiane affrescate sulle abitazioni sono spesso immediatamente sottostanti gronde e balconi, il che le rende poco leggibili d’estate, quando il sole è alto e il soprastante corpo aggettante le oscura parzialmente. Si suppone che tale collocazione sia dovuta al fatto che durante la bella stagione le famiglie si trasferivano all’alpeggio nelle grange montane, e quindi le meridiane non erano usate. Viceversa, d’inverno erano protette dalle intemperie e allo stesso tempo erano perfettamente illuminate dal sole basso.

Quadrante H2 sulla facciata di una casa privata, datato 1902; indica le ore locali e le mezzore.
Il motto: Guarda l’ora che va al passato / pensa alla morte sta preparato.

Queste due meridiane – H 3 e H 4 – sono state oggetto di un intervento interessante: in sede di restauro Solaria snc ha scoperto un impianto primitivo, evidentemente rinnovato a suo tempo con la sovrapposizione di un secondo affresco. Quest’ultimo è stato quindi “strappato” dal sottostante e riposizionato, in modo da recuperare entrambi gli orologi.

La meridiana in alto, siglata ER, non è datata. La seconda è siglata M.B. ed è datata 1883, sebbene nell’angolo in alto a destra si legga anche la data 1821, che è da riferire al quadrante preesistente. Il motto in alto è lo stesso per entrambe: Expecto solem.

La seconda vi aggiunge cur sine sole sileo, “aspetto il sole perché senza sole taccio”.
Sui lati Tel qui me croit nulle, qu’il regarde sa pendule, “Chi crede che io non valga nulla, guardi il suo orologio”.

I quadranti H 6 e H 7 sono un secondo esempio di riscoperta di un quadrante preesistente H 7, di cui è stato possibile recuperare una piccola parte. Al di sopra vi era stato dipinto il quadrante H 6, orientato a levante e datato 1900, dove le iniziali M. C. indicano il committente. E’ decorato, come altri, con il galletto segnatempo.

        

Sullo stesso edificio si trovano altri due quadranti – H 8 orientato a levante, e H 9 orientato a ponente – evidentemente opera dello stesso autore, essenziali nella loro assenza di qualsiasi elemento ornamentale.

La grangia Melezé – a levante del rifugio Melezé – è particolare nel possedere ben quattro quadranti, L1, L2, L3, L4. Sul ballatoio si trova un quadrante (L3), datato 1892, che orologio solare non è, ben  sì un dipinto murale, forse opera di un principiante oppure semplice gioco, che ricorda l’impianto di una meridiana senza possederne i requisiti.

Sono invece ben tre gli orologi solari: due sono a spigolo su due pareti adiacenti, di cui il primo – L 1 – è orientato a ponente e quindi indica le ore fino a pomeriggio inoltrato, ed è datato 1829.

In effetti, in sede di restauro, sono stati trovati tre strati pittorici sovrapposti in diverso stato di conservazione.

                     

La Solaria snc, con un intervento sui generis, ha pertanto recuperato elementi dello strato più recente (1871) e di quello intermedio (1829), raccordandoli al centro in corrispondenza della linea meridiana.

Il secondo quadrante della grangia – L2 – è datato 1871, è orientato a levante e quindi indica le ore dall’alba al primo pomeriggio, ed è decorato con rosoni e rosa dei venti.

Il terzo quadrante, molto semplice, potrebbe essere il più antico, da confrontare nel suo stile essenziale con i quadranti H8 e H9 di Borgata Chiazale; ed è molto originale per la sua posizione sul comignolo della casa, anche se non unico, perché diversi analoghi si trovano ad Ala di Stura (TO), altro comune dal ricchissimo patrimonio di orologi solari e di affreschi sulle facciate delle case.     

      

A poca distanza dal rifugio Melezé, in Borgata La Gardeto, dove termina la strada carrozzabile, si trova la cappella di S. Anna, il cui prospetto anteriore è decorato con un quadrante – M1 – dedicato alla Santa: in alto, infatti, l’invocazione Santa Anna pregate per noi che si raccomandiamo a voi [sic].

Il manufatto, datato 1934, è firmato da Luca Roux e presenta un ricco apparato decorativo. In basso il motto: Fra tutte le cose sta bene la mediocrità e tra i viventi la pace, virtù e moralità.

Al di sopra dell’invocazione le iniziali M G, sotto il motto S L G C.

Poco prima di arrivare al Melezé un sentiero si inerpica sul versante settentrionale dei monti che fiancheggiano la Val Varaita, e conduce agli alpeggi di Sant’Anna Superiore.

Sul pilastro laterale a sezione quadrangolare, della grangia Culet si trova il quadrante N1, dall’impianto lineare che richiama il quadrante M1 della cappella di S. Anna, in Borgata La Gardeto: quello è firmato Luca Roux, questo reca in basso le iniziali R L.

                           

Due quadranti si trovano sulla grangia Combe: il quadrante N2 sul prospetto sud-est, e il quadrante N3 sul prospetto sud-ovest.

Il quadrante N2, firmato Luca Roux e datato 1931. Il quadrante N3, ancora di Luca Roux e datato 1915, presenta il motto più comune Sine sole sileo.

                        

Quanto prima sarà inserito il quadrante N4 sulla facciata principale della grangia Cheiron, ad alta quota.

                             

Sulla grangia Croset  la meridiana N5 in facciata, declinante a levante e firmata A. C., è datata 21 agosto 1821

                                           (Foto N. Trabano, P. Antonioli e Paola Presciuttini, settembre 2007)  

 

                       

                       “Bellino solare”: le meridiane di Bellino in Val Varaita (CN)

     Probabilmente poche località vantano un patrimonio gnomonico di 32 quadranti solari – quelli recentemente restaurati dalla Solaria scn, ai quali si aggiungono cinque manufatti non accessibili o non ancora ripristinati – datati tra il 1735 e il 1934, tra i quali è ricorrente il nome dell’artista locale Luca Roux.

     Il progetto di recupero, denominato Bellino Solare, è stato avviato nel 1999 con i finanziamenti della Comunità Europea; come logo dell’operazione è stata scelta una stella a 10 punte perché dieci sono le borgate principali che costituiscono il Comune di Bellino.

     Il territorio comunale si sviluppa infatti su 62 kmq attraverso l’alta Val Varaita, tra due versanti ripidi e boscosi che culminano in ampi alpeggi.

     La prossimità al confine francese e la relativa vicinanza alla Liguria hanno fatto sì che la regione fosse in origine abitata dai Liguri e dai Celti, e probabilmente il nome stesso del Comune deriva da Belenos, dio celtico del Sole.

     In epoche successive, come tutte le zone di confine, Bellino subì svariate occupazioni e fu al centro di contese territoriali e guerre di religione, che hanno favorito una forte coesione tra l’ormai esigua popolazione locale come pure la salvaguardia di una compatta identità culturale, pur nello spirito di accoglienza verso un crescente turismo selezionato.

 Alle bellezze paesaggistiche si uniscono infatti una ricca e varia flora montana, l’intatto patrimonio architettonico dei borghi dai tipici tetti a grandi ciappe di Luserna, gli straordinari affreschi di Celle, le misteriose sculture in pietra bianca che affiorano tra le pietre dei muri delle case, forse di origine celtica, con funzione apotropaica.

     E, naturalmente, il percorso gnomonico suddiviso in tre livelli, a seconda che si seguano gli itinerari percorribili in automobile, oppure le passeggiate all’interno delle borgate, oppure i più impegnativi tratti lungo le pendici boscose fino alle grange montane.

     Materiale divulgativo e una piantina del percorso è disponibile nei punti di informazione presso il Municipio, la Trattoria del Pelvo in Borgata Chiesa, il Rifugio Alpino di Borgata Celle, il Rifugio di Melezé, l’Excelsior in Località Sant’Anna.

     L’itinerario è indicato da frecce segnaletiche e da quattro pannelli esplicativi a Chiesa, Celle, Chiazale e Melezé; ogni quadrante è contrassegnato da una lettera che individua l’area e da un numero progressivo.

Contrassegnato con D1 è il quadrante collocato sulla facciata del Municipio di Bellino, posto a monte della statale tra Borgata Chiesa e Celle.

A 1: sulla facciata laterale della Cappella di San Giuseppe, costruita intorno al 1603 in Borgata Ribiera. La meridiana, datata 1765 e orientata a levante, ha lo gnomone a ortostilo, cioè perpendicolare alla parete, come pure la meridiana A 3; tutte le altre sono munite di stilo polare, cioé parallelo all’asse terrestre.

Sotto il porticato e sul pilastro di una casa privata in Borgata Ribiera, due meridiane contrassegnate come A 2 e A 3. Il nome della località deriva da “riviera”, cioè area rivierasca sulla sponda del torrente Varaita.

Datata 1845, la meridiana indica le ore

vere locali ed è orientata a mezzogiorno.

Datato 1735, è il quadrante più antico di Bellino. Indica le ore italiche, mentre il fior di giglio all’apice delle linee orarie è di chiara origine francese. La rosa decorativa è tipica della tradizione occitana.

A Borgata Chiesa, una meridiana è dipinta sulla parete esterna dell’abside della chiesa parrocchiale di S. Giacomo. La meridiana, datata 1908, indica le ore vere ed è fortemente declinante a levante.
La completa il motto in francese, con traduzione in latino e in italiano: Sans soleil, ne dit rien / du tout, c’est à dire / Sine sole silet / Senza sole non dice nulla. E’ contrassegnata B.

L’edificazione della chiesa si fa risalire intorno all’anno Mille, su un impianto pagano. Quest’antica origine è confermata dalla presenza delle tipiche sculture in pietra, murate sulle pareti esterne della chiesa. Una rappresenta una sorta di cavalcatura bardata.

La seconda tappa dell’itinerario gnomonico, dopo Borgata Chiesa, è la zona di Celle, forse la più bella borgata di Bellino per la posizione assolata e aperta. Posta alla confluenza delle strade che provengono da Pontechianale e dalla Val Maira, fu un centro prospero che della propria rilevanza ha lasciato memoria negli edifici ricercati, ornati da imponenti colonne rotonde e affreschi a soggetto sacro.

Come scrive Elena Marchetto sul bel poster esplicativo esposto nella borgata, a proposito delle comunità montane delle valli occitane, la presenza di vasti pascoli e l’abbondanza di foraggio consentivano agli allevatori un maggior carico di bestiame, che richiedeva edifici solidi e spaziosi nei quali ricavare stalle e fienili capienti.

                                         

  

Dal Settecento in poi si svilupparono floride aziende agricole e si affermò un’architettura alpina robusta accompagnata dall’orgoglio per la propria casa, dove gli elementi strutturali venivano arricchiti con motivi decorativi. E’ il caso del pilastro a sezione rotonda o quadrata, presente in tante case della Val Varaita e dell’adiacente Valle Maira.
“Il pilastro rotondo – scrive Elena Marchetto – è di una maestà unica. E’ realizzato in muratura di pietra con malta di calce per garantire la necessaria coesione, anche con altezze di dieci metri. Sovente è intonacato per maggiore robustezza e per mascherare una struttura ottenuta nececessariamente con pietre di piccola-media pezzatura perché disposte in pianta circolare. Esso serve a sostenere la sporgenza del tetto e si può trovare sia in facciata, sia di lato. Se è posto in facciata regge la capriata lignea che porta il trave di colmo. Al di sotto dei larghi sporti della copertura vengono così a trovarsi, in corrispondenza dei diversi piani dell’edificio, spazi aperti e riparati, complementari agli spazi chiusi dell’abitazione. Al piano terreno trovano luogo ampi porticati, che divengono spazi di lavoro coperti attigui all’abitazione; ai livelli superiori si creano balconate e soppalchi lignei, appendici del fienile, utilizzati come depositi del legname da ardere o dei covoni di segale, che lì completavano la loro essiccazione autunnale prima della battitura. La colonna rotonda rappresenta un manufatto di alta maestria […] e di elevato valore economico. Bella, slanciata e possente, impreziosisce la dimora e, dando luogo a facciate assai imponenti, promuove le modeste case contadine alla dignità di monumenti”.

Il quadrante principale F 1, datato 1853, è declinante a levante e, per la sua compiutezza artistica, è da attribuire a un professionista, la cui identità potrebbe essere ricondotta alle iniziali A. R.; le stesse iniziali ripetute in basso potrebbero, per una singolare coincidenza, riferirsi al committente.

Sotto il quadrante principale se ne trovano tre abbozzati – F2, F3, F4 – evidentemente di un unico artefice, che gli Autori della Guida ipotizzano possa essere stato un frate, aspirante gnomonista, del convento settecentesco in origine insediato nell’edificio.

Adiacente alla chiesa si trova la Casa Richard, di proprietà del pronipote di Bernardo Richard che, nella seconda metà dell’Ottocento, si dedicava anche alla realizzazione di meridiane, in aggiunta alle consuete attività montane. A filo con lo spigolo di due pareti ad angolo si trovano due meridiane, F5 e F6, che sono tuttavia di autori e periodi diversi.

La meridiana F5 è firmata Giovanni Garzino ed è datata 1871. L’Autore era originario della Borgata Serre Superiore di Frassino e su quella che fu la sua casa esiste un altro suo quadrante simile a questo nella tecnica, nei materiali, nell’originalità della composizione. Il motto: Vers le couchant je m’incline et vers la mort tu chemine, “verso ponente la meridiana declina, verso la morte l’uomo cammina”.

Il quadrante F6, datato 1866, è invece siglato R. B., cioè il Richard Bernardo di cui sopra.
E’ presente il galletto segnatempo. Il galletto potrebbe essere un elemento decorativo segnatempo, oppure un riferimento all’influenza culturale della Francia, di cui il gallo è un emblema.
Il motto: Vulnerant omnes ultima necat, “tutte feriscono, l’ultima uccide”.

Il quadrante F7, su di un edificio privato, è stato integralmente ricostruito sulla base dei minimi elementi superstiti. E’ stato aggiunto un motto in occitano Lou soleil nais per touchi, “il sole sorge per tutti”.

Il quadrante F8, declinante a ponente, è collocato sulla facciata laterale della Parrocchiale di S. Spirito, di cui il primo impianto risale al 1522, ed è l’unico non restaurato dalla Solaria snc. Al confronto con una fotografia antecedente al restauro, alcune caratteristiche sembrano difformi dall’originale, per esempio la decorazione a mezzaluna e il motto latino Solem e mundo tollere videntur qui amicitiam e vita tollunt, “Sembrano togliere il sole dal mondo coloro che tolgono l’amicizia dalla vita”, che non è leggibile sull’originale.

                                          

Notevole è anche l’ingresso alla Parrocchiale, protetto da un piccolo ma elaborato porticato, con soffitto decorato da affreschi delicati in colori pastello che si inseguono sulle volte a vela e nel cupolotto centrale.

Il quadrante F9, datato 1915, si trova sulla facciata principale di casa Roux, dello gnomonista localmente famoso Luca Roux, che volle decorare anche la propria abitazione. La composizione è movimentata da svariati elementi ornamentali, tra cui lo stemma sabaudo. In fondo il motto significativo: L’arte è difficile e la critica è semplice.

Il quadrante G1, leggermente declinante a levante, è stato realizzato nel 2002. La fotografia è stata scattata pochi minuti prima delle 13.00 del 14 agosto 2007: il sole alto nel cielo fa sì che l’orologio solare sia parzialmente ombreggiato dal balcone soprastante, mentre lo stilo segna l’ora esatta.
In alto le iniziali forse dell’esecutore e del committente – a sinistra M.C., a destra B.B. – mentre in basso il motto Unicuique suum, “a ciascuno il suo”.

La Borgata Chiazale – che si ritiene essere la più antica della zona ed è molto articolata, con fontanili, pozzi e forni pubblici – conserva ben nove orologi solari.
Il più singolare occupa l’intera facciata della Cappella dell’Angelo Custode, risalente al 1723. La meridiana fu presumibilmente realizzata nel 1924 da Giovanni Antonio Levet, in occasione di lavori di risistemazione della chiesetta. Il recente recupero dell’orologio solare ha comportato il restauro dell’intera facciata, durante il quale è stato riportato in vista il bel tessuto murario del campanile.

Come si può notare dalle immagini, le meridiane affrescate sulle abitazioni sono spesso immediatamente sottostanti gronde e balconi, il che le rende poco leggibili d’estate, quando il sole è alto e il soprastante corpo aggettante le oscura parzialmente. Si suppone che tale collocazione sia dovuta al fatto che durante la bella stagione le famiglie si trasferivano all’alpeggio nelle grange montane, e quindi le meridiane non erano usate. Viceversa, d’inverno erano protette dalle intemperie e allo stesso tempo erano perfettamente illuminate dal sole basso.

Quadrante H2 sulla facciata di una casa privata, datato 1902; indica le ore locali e le mezzore.
Il motto: Guarda l’ora che va al passato / pensa alla morte sta preparato.

Queste due meridiane – H 3 e H 4 – sono state oggetto di un intervento interessante: in sede di restauro Solaria snc ha scoperto un impianto primitivo, evidentemente rinnovato a suo tempo con la sovrapposizione di un secondo affresco. Quest’ultimo è stato quindi “strappato” dal sottostante e riposizionato, in modo da recuperare entrambi gli orologi.

La meridiana in alto, siglata ER, non è datata. La seconda è siglata M.B. ed è datata 1883, sebbene nell’angolo in alto a destra si legga anche la data 1821, che è da riferire al quadrante preesistente. Il motto in alto è lo stesso per entrambe: Expecto solem.

La seconda vi aggiunge cur sine sole sileo, “aspetto il sole perché senza sole taccio”.
Sui lati Tel qui me croit nulle, qu’il regarde sa pendule, “Chi crede che io non valga nulla, guardi il suo orologio”.

I quadranti H 6 e H 7 sono un secondo esempio di riscoperta di un quadrante preesistente H 7, di cui è stato possibile recuperare una piccola parte. Al di sopra vi era stato dipinto il quadrante H 6, orientato a levante e datato 1900, dove le iniziali M. C. indicano il committente. E’ decorato, come altri, con il galletto segnatempo.

        

Sullo stesso edificio si trovano altri due quadranti – H 8 orientato a levante, e H 9 orientato a ponente – evidentemente opera dello stesso autore, essenziali nella loro assenza di qualsiasi elemento ornamentale.

La grangia Melezé – a levante del rifugio Melezé – è particolare nel possedere ben quattro quadranti, L1, L2, L3, L4. Sul ballatoio si trova un quadrante (L3), datato 1892, che orologio solare non è, ben  sì un dipinto murale, forse opera di un principiante oppure semplice gioco, che ricorda l’impianto di una meridiana senza possederne i requisiti.

Sono invece ben tre gli orologi solari: due sono a spigolo su due pareti adiacenti, di cui il primo – L 1 – è orientato a ponente e quindi indica le ore fino a pomeriggio inoltrato, ed è datato 1829.

In effetti, in sede di restauro, sono stati trovati tre strati pittorici sovrapposti in diverso stato di conservazione.

                     

La Solaria snc, con un intervento sui generis, ha pertanto recuperato elementi dello strato più recente (1871) e di quello intermedio (1829), raccordandoli al centro in corrispondenza della linea meridiana.

Il secondo quadrante della grangia – L2 – è datato 1871, è orientato a levante e quindi indica le ore dall’alba al primo pomeriggio, ed è decorato con rosoni e rosa dei venti.

Il terzo quadrante, molto semplice, potrebbe essere il più antico, da confrontare nel suo stile essenziale con i quadranti H8 e H9 di Borgata Chiazale; ed è molto originale per la sua posizione sul comignolo della casa, anche se non unico, perché diversi analoghi si trovano ad Ala di Stura (TO), altro comune dal ricchissimo patrimonio di orologi solari e di affreschi sulle facciate delle case.     

      

A poca distanza dal rifugio Melezé, in Borgata La Gardeto, dove termina la strada carrozzabile, si trova la cappella di S. Anna, il cui prospetto anteriore è decorato con un quadrante – M1 – dedicato alla Santa: in alto, infatti, l’invocazione Santa Anna pregate per noi che si raccomandiamo a voi [sic].

Il manufatto, datato 1934, è firmato da Luca Roux e presenta un ricco apparato decorativo. In basso il motto: Fra tutte le cose sta bene la mediocrità e tra i viventi la pace, virtù e moralità.

Al di sopra dell’invocazione le iniziali M G, sotto il motto S L G C.

Poco prima di arrivare al Melezé un sentiero si inerpica sul versante settentrionale dei monti che fiancheggiano la Val Varaita, e conduce agli alpeggi di Sant’Anna Superiore.

Sul pilastro laterale a sezione quadrangolare, della grangia Culet si trova il quadrante N1, dall’impianto lineare che richiama il quadrante M1 della cappella di S. Anna, in Borgata La Gardeto: quello è firmato Luca Roux, questo reca in basso le iniziali R L.

                           

Due quadranti si trovano sulla grangia Combe: il quadrante N2 sul prospetto sud-est, e il quadrante N3 sul prospetto sud-ovest.

Il quadrante N2, firmato Luca Roux e datato 1931. Il quadrante N3, ancora di Luca Roux e datato 1915, presenta il motto più comune Sine sole sileo.

                        

Quanto prima sarà inserito il quadrante N4 sulla facciata principale della grangia Cheiron, ad alta quota.

                             

Sulla grangia Croset  la meridiana N5 in facciata, declinante a levante e firmata A. C., è datata 21 agosto 1821

                                           (Foto N. Trabano, P. Antonioli e Paola Presciuttini, settembre 2007)